I Giochi olimpici fanno il doppio gioco. Siamo a metà dellavventura torinese e scopriamo che le Olimpiadi sono due: una reale, vissuta in prima persona da chi ha la fortuna o il dovere di esserci, laltra virtuale, vissuta attraverso i teleschermi nel resto del mondo. Una medaglia con due facce: quella di chi fatica, suda, corre, salta e al traguardo scopre di averlo fatto per pochi intimi, e quella di chi se le gusta in poltrona, al caldo, senza morire di freddo, scavalcare ostacoli di ogni tipo e farsi svaligiare il portafoglio per un posto in tribuna.
LOlimpiade sta diventando lultimo, gigantesco, reality show. Con protagonisti inconsapevoli, ma destinati ormai a questo ruolo. Che poi è anche una consolazione per chi vince la medaglia della vita e trova al traguardo solo il fidanzato, la mamma e la zia che sventolano le bandierine nazionali. Ma come si può pensare che la gente si inerpichi fino a Pragelato o al Sestriere superando posti di blocco, controlli, detriti, calcinacci lasciati lì da chi ha finito i lavori allultimo secondo? Senza contare i prezzi, su cui abbiamo lanciato lallarme alla vigilia dei Giochi e che certamente hanno contribuito a tenere lontane le folle da molti eventi. Soprattutto da quelli meno «italiani».
Si salvano i palazzetti di Torino (più facilmente raggiungibili), ma si lamentano i fondisti, si lamenta persino Giorgio Rocca, ormai abituato ai bagni di folla e invece tristemente abbandonato martedì sera alla sua sfortunata combinata. Daltra parte i campanelli dallarme si erano già sentiti ai mondiali di Bormio dodici mesi fa: gli italiani da popolo di tifosi si stanno trasformando in popolo di teledipendenti. Anche nello sport. Mettete in palio una medaglia doro e siamo pronti a tifare anche per la briscola chiamata.
Ma dietro questa inversione di tendenza cè anche un lato positivo. Questa Olimpiade piace. Laltro sport piace. Ce laveva già detto Atene, ce lo conferma Torino. I dati dascolto (che pubblichiamo allinterno) dicono che i telecomandi vanno su RaiDue, che gli abbonati si sono ribellati quando laltra sera si sono visti oscurare lappuntamento con lo short-track per lasciare spazio a Bruges-Roma di coppa Uefa. La tv di Stato ha dovuto fare velocemente marcia indietro e la sera dopo nessuno ha osato sfrattare gli svolazzi di Plushenko per far posto a unaltra partita. E la scelta ha premiato la rete con due punti in più di share, che per chi sa leggere bene questi numeri vuol dire molto.
La tregua olimpica dei tempi moderni, in fondo, può essere questa: per quindici giorni fate sparire tutti i palloni e i Processi del lunedì, veri o surrogati che siano.
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