Lampedusa, gli scafisti arrivano il traghetto di linea dei turisti no

Mare mosso, nave bloccata al largo per 7 ore. «Il porto? Il governo pensa solo ai clandestini»

Gaetano Ravanà

da Lampedusa

Una vera e propria odissea. È quella che hanno dovuto patire gli oltre settecento turisti che per recarsi a Lampedusa hanno usufruito della motonave della Siremar che collega Porto Empedocle con le Pelagie. Tutto ha avuto inizio nella serata di lunedì scorso. La motonave anziché partite alla mezzanotte come di consueto ha preso il largo con tre ore di ritardo. Tutta colpa di un motore che era andato in avaria il giorno prima a poche miglia da Lampedusa. Intorno alle 3 la nave è partita per Lampedusa dove l'arrivo previsto era per le 11.
Il mare forza quattro, ha innanzitutto rallentato la corsa lungo il tragitto, e quando ieri intorno a mezzogiorno, i passeggeri incominciavano a intravedere la più grande delle Pelagie, ecco il colpo di scena. La motonave stava per schiantarsi sulla banchina del porto a causa del forte vento di maestrale. Solo la manovra repentina del comandante ha evitato l’incidente e l’imbarcazione è tornata in mare aperto. Ci sono stati attimi di terrore a bordo, qualcuno ha cominciato anche a stare male proprio a causa della manovra disperata ma necessaria. La motonave della Siremar pertanto è stata costretta, in attesa che il vento calmasse, a sostare a poche miglia dal porto lampedusano.
Lassù sulla nave, i turisti erano impietriti. La terraferma era a pochi miglia ma loro erano «prigionieri» a bordo. Sono rimasti all'interno dell'imbarcazione per circa sette interminabili ore. La Capitaneria di porto lampedusana, ha cercato di trasbordare i turisti sulle motovedette, ma è stato tutto inutile. Il mare in tempesta non ha reso possibile l'operazione. Scene purtroppo viste e riviste a Lampedusa, ma soltanto nel periodo invernale. Tutta colpa della banchina d'attracco del porto che non consente una manovra agevole alla motonave di linea. Da oltre dieci anni si parla di realizzare un nuovo scalo a Cala Pisana, ma tutto è fermo perché Legambiente si è opposta per via di uno scoglio. L’ex sindaco dell’isola, il diessino Totò Martello, ha chiesto le dimissioni del ministro Alessandro Bianchi: «È il ministro dei Trasporti, ma a quanto pare preferisce occuparsi del problema clandestini e non delle migliaia di persone inferocite perché non si riescono a garantire i collegamenti marittimi e aerei con un isola che vive sul turismo».
Sulla nave, intanto, il comandante ha cercato di tranquillizzare i passeggeri, ma ben presto si sono esaurite le scorte dell'acqua potabile. Il bar dell'imbarcazione non aveva più acqua disponibile alla vendita. La situazione è diventata drammatica con il trascorrere delle ore; di tornare indietro nemmeno a parlarne visto che per coprire le tratta occorrono otto ore. Intorno alle 17,30 il vento si è un tantino placato e a quel punto, il comandante ha deciso di entrare in porto sotto l'occhio vigile delle motovedette della Guardia costiera. Stavolta l'operazione di attracco è andata bene e gli oltre settecento turisti sono potuti finalmente scendere. Visi sofferenti, in particolare quelli dei bambini. «È uno schifo, una vera vergogna», la frase che andavano riferendo quasi tutti i passeggeri.
«È stato un viaggio molto brutto, quello che abbiamo fatto - dice padre Giuseppe Cortesio, della parrocchia di Villa Literno in provincia di Caserta – A bordo la cucina è rimasta sempre chiusa così come il bar.

C’erano molte famiglie con bimbi piccoli ed erano proprio i bambini a chiedere l’acqua per bere e qualcosa da mangiare. Le cabine le abbiamo dovute consegnare e nonostante ci fosse da attendere delle ore prima di scendere, non hanno consentito a nessuno, di poterne usufruire».

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