L'agenda economica di Landini? Una ricetta per il disastro

L'agenda Landini per l'economia rischia di esporre i lavoratori all'inflazione e di comprimere i salari. Vediamo perché

L'agenda economica di Landini? Una ricetta per il disastro
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Il libro dei sogni di Maurizio Landini è la commistione tra un attacco a testa bassa al governo e una proposta in economia basato su ricette eccessivamente onerose e controproducenti. In nome della lotta all'inflazione e dell'attacco alla politica economica del governo Meloni il segretario della Cgil, in un'intervista a La Stampa, mette assieme l'ampliamento del taglio al cuneo fiscale, misura peraltro realizzata dal governo, l'indicizzazione all'inflazione delle deduzioni fiscali, la modifica dell'orario di lavoro, la settimana corta.

Il rischio dell'agenda economica di Landini è quella di creare lavoratori meno occupati, meno produttivi, meno pagati. "Chiediamo almeno cinque punti di taglio del cuneo contributivo a cui aggiungere il recupero del fiscal drag. Questo equivale a recuperare almeno una mensilità media all'anno, che può essere ampliata con un rinnovo dei contratti nazionali che non si fermi all'inflazione Ipca, ovvero l'indice dei prezzi al consumo armonizzato", prospettiva che schiude però alla possibilità di vedere sdoganata la spirale prezzi-salari. Vincolare al semplice adeguamento all'inflazione una quota variabile dei salari rischia di spingerli nominalmente verso l'alto nei periodi di alto e complesso ciclo dei prezzi ma di comprimerli poi di fronte all'impatto con la realtà.

Landini aggiunge poi che le politiche di incentivo alle imprese vanno riservate, in prospettiva, a chi mantiene le produzioni del Paese, e questo è un punto su cui la presa di posizione è ragionevole, aggiungendo però che un'altra soglia di ingresso ad aiuti e sussidi, dal 4.0 agli incentivi per l'innovazione, dovrebbe essere quella di promuovere "nuovi modelli di sviluppo e di organizzazione del lavoro". Nel "mondo nuovò si arriva anche con la riapertura della discussione sul tempo di lavoro con la settimana corta di quattro giorni: chi lo ha fatto ha avuto risultati anche in termini di produttività". In realtà, come spiega Il Foglio, questo fronte è tutto da valutare. La settimana corta è stata testata in Paesi come l'Islanda, ad economia basata sui servizi e popolazione bassa, con discreto successo, ed è in via di sperimentazione in Spagna, Belgio e Emirati Arabi Uniti. Per un Paese ad alto tasso di industrializzazione come l'Italia, fatto di piccoli e medi centri produttivi, di ridotte prospettive per la diversificazione di orari e turni, è chiaro che una settimana corta sarebbe difficilmente identificabile per buona parte dei lavoratori come un sistema funzionale al mantenimento del medesimo stipendio.

Landini non sembra, dunque, smentirsi nel proporre una politica economica lontana da quel realismo che la natura di rappresentante dei lavoratori dovrebbe garantire. Quest'estate, in campagna elettorale, la sua risposta a ogni problema sembrava una nuova raffica di tasse. In inverno, invece, la via maestra è sembrata essere quella di un utopismo fine a sé stesso.

Con l'idea di proporre un'opposizione aprioristica a una manovra che, per ammissione del governo Meloni, è stata prudente e il risultato di promuovere misure che rischiano di andare in controtendenza con l'obiettivo di proteggere i salari dalla tempesta dell'inflazione e ridurre povertà e disuguaglianze.

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