La Lega alza il tiro e inventa il penultimatum Ma Bossi vuole finire la legislatura federalista

Dopo l’aut aut sulle tasse e sull'intervento militare in Libia, Maroni chiede risorse per le forze dell’ordine. Ma in via Bellerio nessuno vuole la fine anticipata della "legislatura federalista". In attesa di Pontida, ieri Bossi ha cenato con Tremonti e lo stato maggiore del Carroccio

La Lega alza il tiro e inventa il penultimatum 
Ma Bossi vuole finire la legislatura federalista

Roma - Eccolo il penultimatum, prima degli ultimi penultimatum che arriveranno a Pontida. Tocca a Maroni, nel gioco delle parti, fare il cattivo. Uno per tutti, uno per la Lega, uno per sé. Il fisco, la guerra in Libia, i soldi per il Viminale. «Sono convinto che la riforma fiscale si debba fare, l’ho già detto e lo ribadisco. È una scelta coraggiosa ma in questo momento ci vuole coraggio. Sono soddisfatto che il ministro Tremonti abbia aderito a questa richiesta» spiega «il Bobo», come lo chiamano i leghisti. È un piccolo anticipo del raduno di domenica, dove le richieste saranno esplicite e per bocca di Bossi. Che ieri, a conferma del clima di fermento, ha avuto un faccia a faccia con Berlusconi sul volo di Stato Milano-Roma, e in serata, presente lo stato maggiore del carroccio, ha cenato con Tremonti.
L’altro capitolo è quello della missione militare in Libia. Anche la guerra è una spesa pubblica inutile per la Lega, anzi dannosa perché ha come conseguenza l’immigrazione, e dalla Tunisia si prevede dal Viminale «un altro afflusso massiccio dopo l’estate». Perciò «se la Camera degli Stati Uniti ha bocciato la richiesta di Obama di fondi ulteriori per l’offensiva in Libia, il governo italiano e quelli europei dovrebbero fare lo stesso e mettere i soldi per sviluppare la democrazia, non per le bombe» dice Bobo il pacifista. Una verifica parlamentare sarebbe molto ravvicinata, il 30 giugno, quando si voterà sul rifinanziamento delle missioni. Un test di tenuta per la maggioranza, dopo le «sberle» e dopo Pontida.
Il ministro sta preparando una legge di riforma delle forze dell’ordine, e assicura che sarà pronta entro il 2013, «prima delle prossime elezioni». «E questo - rileva sorridendo - è un altro motivo per confidare che il governo duri per l’intera legislatura». Ma anche su questo c’è un braccio di ferro con Tremonti, per le risorse da assegnare ai ministeri. Maroni accusa i tagli lineari del collega, che «hanno fatto calare del 36% le risorse del Viminale per il 2011». Per questo il leghista ha mandato una lettera al premier e al ministro dell’Economia in cui chiede un miliardo di euro per l’anno in corso: «Si tratta di risorse sufficienti per garantire le attività istituzionali», cioè il minimo indispensabile, fa capire Maroni, riaprendo un vecchio conto in sospeso con il Tesoro.
Qualche segnale positivo però è arrivato da Tremonti, che nei giorni scorsi si è sentito spesso sia con Bossi che con gli altri colonnelli padani. Sull’aspettativa di vita dell’esecutivo, Maroni non si sbilancia molto, «non ho la sfera di cristallo - dice -. Se poi salta tutto vuol dire che il lavoro fatto sarà messo a disposizione di chi arriva». L’ala dei berluscones nella Lega, quella dei capigruppo, ha toni diversi, come il capo dei deputati leghisti Marco Reguzzoni, che dice di non vedere «alternative a questo governo» e di sicuro «non i governi istituzionali, per i quali siamo indisponibili da sempre».
Il clima però non è dei migliori. C’è attesa per le prossime mosse di Bossi, mentre si consuma qualche bisticcio tra Lega e Pdl alla Camera, sul piano rifiuti in Campania e sulla soppressione delle Province, tema da sempre poco digeribile per la Lega (Calderoli: «Finché si occupa la cadrega la Provincia va bene, poi quando non la si occupa non va più bene»). Tutti ripetono che non ci sono correnti. Maroni ride quando gli parlano di «maroniti» o «maroniani» della Lega: «Solo sciocchezze inventate dai giornali». Zaia dice: «A me non risulta che ci siano correnti pro o contro Bossi. La verità è che noi stiamo portando avanti una strategia in maniera compatta». È quel che devono dire, anche se non è vero e lo sanno loro per primi.
I penultimatum della Lega stanno innervosendo però molti del Pdl, soprattutto nella sponda che fa capo ad Alemanno (i ministeri da smembrare...). Però c’è la convinzione che sia più tattica che altro, anche perché in molti casi recenti è stata la Lega a fare da mediatrice (per esempio tra Berlusconi e Fini al momento dello strappo) per non mandare al macero la legislatura federalista. Al vertice della Lega non si smania affatto per un voto anticipato. Anche se le opzioni «dopo-Silvio» sono allo studio, per il 2012. Qualcuno si espone.

Su Facebook Giacomo Stucchi (papabile prossimo capogruppo alla Camera) scrive che «l’alleanza con il Pdl è sempre stata funzionale alla realizzazione del nostro scopo» ma se «non dovesse più risultare idonea al raggiungimento dei nostri obiettivi il Carroccio non potrà ignorare la volontà dei propri elettori». Ma di mezzo ci sono molte altre tappe.

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