Lega, prove di scuola federale: "Precedenza ai prof lombardi"

Linea dura del Carroccio sull’assegnazione degli incarichi: «Graduatorie regionali e obbligo di residenza dove si lavora». Non ci sarebbero più i trasferimenti dei docenti durante l’anno

Più punteggi agli insegnanti lombardi. Incondizionato sì alle graduatorie regionali e all’obbligo di residenza nel territorio dove si lavora. Che tradotto, per maestri o professori (ma anche per segretari e bidelli) significa casa-scuola nella stessa regione.
È Davide Boni, capodelegazione della Lega Nord nella giunta lombarda, ad accogliere per primo l’input lanciato dalla collega Paola Goisis. L’onorevole del Carroccio e segretaria alla commissione istruzione ha appena presentato in Parlamento una proposta di legge sul federalismo scolastico. Che parla di graduatorie locali, di obbligo di residenza e della possibilità di assegnare «più punteggi a quegli insegnanti che dimostreranno di aver lavorato con continuità in una sola regione per almeno tre anni». «Dobbiamo fare gli interessi di chi vive e lavora nella nostra regione, mi sembra una cosa assolutamente normale - commenta Boni -. Attuare il federalismo significa concedere autonomie alle Regioni e il fatto di introdurre gli albi regionali nel settore scolastico va nella direzione di garantire maggiori competenze alle Regioni, cambiando finalmente un sistema assistenzialista che di fatto ha sempre considerato la scuola come un parcheggio pubblico».
Una spina nel fianco della scuola italiana è proprio l’occupare una cattedra a chilometri di distanza da casa propria. Perchè alla prima occasione (votazioni o malattia di un familiare) l’insegnante in questione chiede le ferie e programma un trasferimento per annullare le distanze. E quando ottiene l’agognato trasferimento, magari nel bel mezzo dell’anno scolastico, è costretto a piantare il lavoro a metà. Che nel suo caso significa abbandonare gli allievi, interrompere la continuità didattica, lasciare la classe nelle mani di un supplente che a sua volta verrà cambiato quando si troverà un sostituto con il punteggio più alto. Un vero meccanismo perverso. «Che ha toccato (o danneggiato?) quasi tutti - aggiunge Boni -. È ora di dire basta. Come Regione vogliamo dare un segnale, prepararci ad accogliere il disegno di legge nazionale, ovviamente ne discuteremo in consiglio». Ma Boni ha in mente anche le obiezioni. Visto il consistente numero di cattedre in Lombardia rispetto alle altre regioni, immagina: «Quando gli insegnanti lombardi avranno occupato tutti i posti, quelli che resteranno vuoti potranno essere assegnati a docenti non lombardi». In linea con il disegno di legge presentato da Paola Goisis in difesa del territorio ma anche dei posti di lavoro: «Basta con l’equazione docente uguale persona statale - ha detto l’onorevole -. L’assunzione avverrebbe con un esame regionale e prevede il vincolo di non chiedere il trasferimento per almeno cinque anni». Secondo Boni l’obbligo di residenza sul territorio su cui si insegna e i punteggi più alti per i residenti ai concorsi regionali sono provvedimenti «a favore degli studenti, vittime delle continue migrazioni da sud a nord e da nord a sud».

«È una tutela necessaria ai nostri lavoratori e un’autonomia che va concessa alle Regioni che è già stata chiesta più volte in Lombardia - ribadisce - dove sia per le cattedre che per gli alloggi popolari, la Lega Nord ha presentato in questi anni diverse proposte di legge, sollevando in questo modo le numerose incongruenze di un sistema statale che premia i soliti noti a danno dei lombardi».

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