Lega sorvegliata speciale Il Pdl marca il Carroccio ma Alemanno si infuria

RomaAlleato e sorvegliato speciale, un Carroccio guardato a vista. Serve un marcamento stretto, visti gli scherzetti che cominciano ad arrivare con una frequenza preoccupante. In parte è un copione studiato e condiviso dal Pdl. Da Pontida in poi Bossi deve fare il duro, lo ha spiegato lui stesso a Berlusconi nell’ultimo lunedì di Arcore: «I miei mi urlano secessione, non posso tirare troppo la corda, tu lo capisci» ha detto il segretario federale al Cavaliere. L’urgenza del Senatùr si capisce facilmente, dopo le amministrative in via Bellerio si sono chiesti seriamente se mandare all’aria tutto quanto oppure proseguire.
Si è scelta la seconda strada, con diversi gradi di convinzione (Maroni il più scettico), per arrivare fino in fondo alla legislatura, ma con un cambio di passo che il Pdl deve accettare. La convivenza, per i due anni scarsi che restano, sarà complicata. La Lega con una abile gioco delle parti (che nasconde però divisioni sostanziali), ha avuto l’astuzia di assumere il ruolo di fidanzata capricciosa, sebbene a Bossi serva il Pdl almeno quanto al Pdl serve la Lega.
Situazione che comporta un modulo difensivo stretto per i berlusconiani. Si veda la questione dei ministeri (per modo di dire, sono quattro uffici...) spostati al Nord, con inaugurazione dello stato maggiore leghista a cominciare da un Umberto Bossi in versione top gun (occhiali per nascondere le tracce dell’operazione alla cataratta). Siccome è una trovata che fa infuriare il Pdl centro-meridionale, quello laziale in testa, i berlusconiani hanno mandato avanti la Brambilla per contenere il contropiede leghista.
Il ministro del Turismo ha annunciato di aver «avviato l’iter per l’apertura di una sede del ministero a Monza», come il Carroccio ha fatto per i suoi. Questo perché «la politica deve avvicinarsi sempre più ai cittadini», spiega la Brambilla in versione stopper, concludendo infatti con un «la mia presenza qui pone decisamente fine a qualunque fantasiosa ipotesi sulla tenuta della maggioranza».
Più folkloristica, ma sempre sulla stessa linea di «neutralizzazione» delle iniziative leghiste, l’uscita di Riccardo Villari, sottosegretario e senatore «Responsabile», che proporrà il decentramento di una sede ministeriale (Beni culturali) a Napoli. Lo sgambetto leghista-maronita sull’arresto di Papa però ha aperto una falla che sarà dura contenere. Se c’è un’ala potente della Lega che aspira a disfarsi di Berlusconi e non ama l’abbraccio del Pdl, è anche vero che nel Pdl c’è una corrente che non sopporta più i sacrifici imposti dall’alleato padano. L’epicentro è Roma (ladrona), specificamente il sindaco Alemanno e la presidente della regione, Renata Polverini. Il primo ci è andato giù pesante, bolando la «secessione di Monza» come «impresentabile e inaccettabile». Nientemento che una «regressione nella modernizzazione italiana, prigioniera di mediocri tentazioni localiste e clientelari che generano scelte dal becero gusto di una propaganda elettorale da anni ’50», attaccano i parlamentari del Pdl Biava, Castro e Saltamartini e il coordinatore laziale Piso.

Turbolenze per il momento sotto controllo, perché la Lega forse non ha rispettato i patti, ma - lo assicura il premier - «si va avanti». L’estate non porterà consiglio, ma una tregua sì. In attesa di un settembre di fuoco per la maggioranza.

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