Legge elettorale, si tratta Alfano: non è contro la Lega Ma Bossi teme l'imboscata

Pdl e Terzo Polo mettono nero su bianco i paletti: libertà di scegliere i parlamentari e niente coalizioni forzate. Il Senatùr avverte il Pdl ma Alfano lo rassicura

Legge elettorale, si tratta Alfano: non è contro la Lega Ma Bossi teme l'imboscata

Dopo l'apertura dell'ex premier Silvio Berlusconi a un dialogo con il Partito democratico sulla legge elettorale, qualcosa sul fronte delle riforme sembra muoversi. A partire dalla modifica della legge lettorale: il Pdl e il Terzo Polo hanno messo nero su bianco non solo l’obiettivo di "restituire ai cittadini la libertà di scegliere i parlamentari", ma anche l’obiettivo di una riforma elettorale che "non obblighi a coalizioni politicamente forzate e senza vincoli programmatici". A porre i primi paletti ci pensano i lumbard che da giorni esprimono il proprio malcontento. Lo stesso leader leghista Umberto Bossi ha ribadito i propri dubbi: "Se vogliono cambiare la legge, la cambiano. Per noi prima bisogna diminuire il numero dei parlamentari". Tuttavia, il segretario del Pdl Angelino Alfano ha subito fatto sapere che non c'è alcuna intenzione di "fare una legge elettorale contro la Lega". Ma Bossi, che in serata ha incontrato Monti, teme l'imboscata.

"Speriamo davvero che la Lega voglia contribuire alla scrittura di una buona legge elettorale", ha ribadito più volte Alfano. Ma, mentre il Carroccio continua a fare le barricate, le principali forze politiche del parlamento si confrontano cercando un dibattito costruttivo in modo da raggiungere una riforma quanto più condivisa. Oggi pomeriggio si è tenuto un vertice tra i leader del Pdl e quelli del Terzo Polo. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha già augurato "il varo di una nuova legge elettorale" dal momento che "difendere quella esistente significa difendere l’indifendibile". Per il leader del Fli, oggi in vista a Belgrado, "non è sostenibile in democrazia che l’elettore non possa scegliere l’eletto". Al termine dell’incontro tra le due delegazioni, le forze politiche si sono impegnate a verificare le condizioni per avviare il cammino delle riforme. In primis la riforma elettorale. Per il segretario Udc Lorenzo Cesa, "è stato un incontro molto costruttivo e positivo". Ma ancor di più "è un fatto molto importante che per la prima volta dopo anni Pd e Pdl si siano incontrati ieri".

Al di là della legge elettorale il Pdl e il Terzo Polo hanno concordato sulla necessità di apportare modifiche alla Costituzione per ridurre il numero dei parlamentari, avviare il superamento del bicameralismo perfetto, dare al presidente del Consiglio il potere di mantenere e revocare i ministri e introdurre il principio della sfiducia costruttiva. "Per me la riforma istituzionale è una priorità, ma il percorso in parallelo non vuol dire non fare la riforma elettorale - ha spiegato l'ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa - nessuno si illuda che dietro la difficoltà di fare le riforme istituzionali ci sia la volontà di non fare la legge elettorale".

Il Senatùr, invece, l'ha detto sin dall'inizio: dalle prossime mosse potrebbero dipendere le future alleanze nel centrodestra. "In Lombardia il consiglio nazionale ha detto 'no' e così anche nelle altre Regioni", ha spiegato il leader del Carroccio rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se ci sarà l’intesa tra Pdl e Lega alle prossime amministrative. Il Senatùr non nasconde il fatto che tutto dipenderà "dalla legge elettorale e se Berlusconi sostiene questo governo". Insomma, la linea dettata dai vertici di via Bellerio è chiara: prima di mettere mano al Porcellum è necessario tagliare il numero dei parlamentari. "Altrimenti siamo alle solite...", ha spiegato il governatore della Regione Piemonte Roberto Cota facendo presente che in Italia ci sono "mille persone tra Camera e Senato che fanno esattamente le stesse cose: sono troppe".

Anche l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni è intervenuto nel dialogo avviato dal Pdl sulla riforma della legge elettorale ribadendo una tesi da lui sostenuta subito dopo l’insediamento di Mario Monti a Palazzo Chigi. "Come volevasi dimostrare, come era facilmente prevedibile: Pdl + Pd + Udc = la nuova triplice", ha scritto l'esponente del Carroccio sul proprio profilo Facebook commentando un articolo del Foglio, in cui si sostiene che dietro la "svolta montiana" di Berlusconi ci sia la volontà di lanciare una "stagione costituente". "Lega da sola alle amministrative - ha assicurato l’ex titolare del Viminale - facciamogli vedere di che pasta siamo fatti".

Alfano ha, tuttavia, cercato di frenare i malumori dei leghisti spiegando che non è nelle intenzioni del Pdl fare una legge elettorale contro il Carroccio: "Non abbiamo una volontà negativa contro la Lega, tutt’altro: speriamo davvero che la Lega voglia contribuire alla scrittura di una buona legge elettorale". Commentando le parole di Bossi sulle future alleanze, il segretario del Pdl ha fatto notare che "la Lega è un partito radicato al nord", ma "conta anche su percentuali nazionali che le consentono di superare qualsiasi sbarramento".

Il Senatùr, però, sembra temere un'imboscata tanto che, dopo l'incontro con Monti, ha ribadito che non c’è alcuna alleanza con il Pdl. Tuttavia il leader del Carroccio ha aperto: "Se fanno la legge elettorale dobbiamo esserci anche noi".

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