La lente dei giudici sui conti di Tronchetti e Buora in Svizzera

da Milano

Ora al «Telecom-gate» non manca neppure la pista Svizzera. Al centro ci sono intrecci internazionali, conti correnti cifrati esteri e società off-shore. Il tutto condito da un ricatto partito via posta elettronica anonima, possibile grazie a appositi software e triangolazioni, spedita ai piani alti del management di Telecom-Pirelli. Si tratta di un nuovo capitolo dell'indagine sulle intercettazioni telefoniche illegali che è stato rivelato ieri dal Sole 24 Ore.
I conti correnti svizzeri posti sotto la lente dai magistrati sono quelli di Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora, rispettivamente presidente e ad di Telecom, aperti anni fa presso la banca del Gottardo di Lugano ed ora estinti. I conti, Oro, Olmo e Berenike, servivano per effettuare operazioni di acquisto e vendita di azioni e obbligazioni. L'elenco compare nella richiesta di misure cautelari dei pm Fabio Napoleone, Stefano Civardi, e Nicola Piacente al gip Paola Belsito. Il file è stato trovato nel computer di Giuliano Tavaroli, ex capo della security di Telecom, ora in carcere. Alla Pirelli, scrive il quotidiano economico milanese, si dichiarano vittime di un complotto, ricordando che Tronchetti e Buora sono stati residenti in Svizzera per molti anni e i conti erano per spese personali. Ora i conti sono chiusi e i soldi tornati in Italia. «Siamo stati noi - dicono in Pirelli - a sporgere denuncia alla procura».
La storia parte da una mail ricattatoria inviata nel 2003 ai «piani alti di Telecom», scrive il Sole. Nel messaggio si minacciava di rivelare l'identità dei titolari dei conti cifrati se la società non fosse intervenuta presso la banca del Gottardo per risolvere un contenzioso legale che riguardava una perdita di 10 milioni. Tavaroli venne incaricato di verificare e trovare la persona-mittente della mail in questione. A sua volta Tavaroli si rivolge a Emanuele Cipriani, titolare del gruppo Polis per reperire il dato. Le indagini danno esito positivo. Si scopre così che ad inviare il messaggio è stato un ex dipendente della banca del Gottardo, Alberto Romagnolo. Il presidente Marco Tronchetti Provera denunciò senza esitazioni il ricatto alla autorità giudiziarie.
Le indagini si focalizzano poi sul conto «Berenike», un fondo off shore di cui uno dei mandatari era il direttore della finanza estera di Telecom, Bernard Huppert. Tra i beneficiari delle quote del fondo c'è Andrea Ravano, capo della sala mercati della banca del Gottardo di Montecarlo.
Secondo i magistrati «la partecipazione di Ravano a quel conto era quindi il compenso che il manager riceveva per avvallare le operazioni sul conto in questione». Sulla vicenda esiste anche un rapporto della Commission bancaire della Banca di Francia sull’Istituto del Gottardo.
Le operazioni sotto la lente dei magistrati riguardano l’imputazione delle plusvalenze del trading sui titoli sul conto Berenike o su altri conti cifrati personali, scrive il Sole 24 Ore, del management della Pirelli. Nel caso di minusvalenze invece l’operazione veniva imputata solitamente al conto Pirelli Luxemburg della filiale lussemburghese della Bicocca, l’unico ad non avere il nome in codice, come affermano i magistrati, nel documento inviato al gip. Anche su questo punto i vertici della Pirelli ribattono decisi: «Mai scaricate minusvalenze su conti diversi da quelli a noi intestastati».
Tutto questo con la compiacenza del responsabile del back office che effettuava operazioni di correzione di cui però rimaneva traccia sulla fiche cartacea di compilazione dell’ordine di acquisto. E sono proprio state queste modifiche ad essere notate. La banca si era giustificata imputando le correzioni a semplici errori.

Ma dopo il messaggio mail la Pirelli aveva contattato l’istituto per avere spiegazioni facendo sapere che il valore del nome della Pirelli valeva un miliardo di euro e che era pronta a chiedere alla Banca del Gottardo un risarcimento del danno dell’immagine.
Una storia intricata dunque e ancora con molti risvolti oscuri.

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