Leonardo ai raggi X? Meglio di no Resti sepolto coi segreti di Monna Lisa

Un gruppo di studiosi vuole riesumare il corpo dell’artista per scoprire se il dipinto è un autoritratto. Ma è l’enigma che rende unica la Gioconda

Leonardo ai raggi X? Meglio di no 
Resti sepolto coi segreti di Monna Lisa

Non riesco a capire bene la necessità di riesumare il corpo di Leonardo da Vinci per meglio comprendere il mistero della Gioconda. Questa è l’informazione che mi arriva, e non mi stupisce perché negli ultimi anni, per finalità diverse, in occasioni di centenari o celebrazioni, ho rivisto, anzi ho visto per la prima volta, gli scheletri di Matteo Maria Boiardo e di Francesco Petrarca. Non è una pratica inconsueta, e talvolta ha consentito di ritrovare stoffe od oggetti preziosi, ma non credo mai abbia fornito elementi di vera utilità per comprendere questioni di natura più profonda relative alla creatività o alla psicologia.

L’interesse appare piuttosto di natura antropometrica. In effetti rimasi colpito nel 2004 dalla statura di Petrarca, della cui statura poetica non avevo mai dubitato e che la visione del corpo non mi ha fatto crescere. Poi ho seguito le pratiche, senza esito, per la riesumazione di Giacomo Leopardi. Ma, dopo un iniziale fervore, non ne fu fatto nulla. E oggi mi arriva frammentaria notizia di questo ulteriore proposito relativo a Leonardo.

Non posso escludere che per un uomo di così straordinaria intelligenza qualche rilievo sulle caratteristiche fisiche potrebbe essere di giovamento, sia pure molto marginale. Ma non capisco in che cosa tale operazione possa essere utile per meglio comprendere la Gioconda. E non perché non considero quella ipotesi esegetica che vi vede un autoritratto mascherato di Leonardo; ma perché da molto tempo ho maturato la mia personale interpretazione del celeberrimo dipinto, arrivando alla conclusione che non nasconde alcun mistero, e che non c’è niente da comprendere che non sia chiaro all’apparenza.
Infatti la Gioconda, lungi dal corrispondere a una persona reale, è, con tutta evidenza, una rappresentazione della perfezione di una bella creatura umana del mondo della natura. È una donna, l’ultima creatura, che ci guarda e sorride. È compiaciuta di esistere. Altro che mistero del sorriso della Gioconda. Rispetto agli elementi, all’acqua, alla terra, al ghiaccio, la donna è consapevole di esistere, e lo mostra. Non occorre pensare a significati reconditi, a strane simbologie, a retroscena psicologici. La Gioconda esibisce la propria perfezione e ce ne fa partecipi esibendosi come punto di arrivo del processo della creazione, o della evoluzione della natura. Sorride perché è cosciente, perché il sorriso è un tratto divino, è una condizione dell’uomo, preclusa agli altri animali, e ovviamente agli elementi naturali ma, entro di loro, la Gioconda è regina e, naturalmente superiore, sorride.

Difficile capire davanti a un’opera tanto semplice e sconcertante che cosa possa aggiungere lo studio del cadavere di Leonardo, riesumato per spiegare ciò che non ha bisogno di essere spiegato. La Gioconda infatti è così eloquente e parlante da essersi affermata senza bisogno di mediazioni, di interpreti, di esegeti, parlando direttamente a chi la guarda, cui non nasconde niente perché non ha niente da nascondere. Chi ne cerca il segreto è destinato a restare deluso. E anche considerandone la sua persuasiva forza concettuale, come icona di se stessa, come esaltazione della propria esistenza, non si capisce in che modo lo studio del corpo di Leonardo, e tutti i rilievi possibili, possano fornirci strumenti utili di comprensione.
Tutto quello che dovevamo capire la Gioconda ce lo dice quasi a prescindere dal suo autore dal cui destino di morte si è comunque affrancata vivendo nella dimensione immortale dell’arte. D’altra parte anche la somiglianza esterna della Gioconda con altri dipinti di Leonardo come il San Giovanni Battista del Louvre, esposto prima a Roma ed ora a Milano, non consente di concludere che Leonardo abbia seguito un archetipo e tanto meno abbia obbedito a un compiacimento narcisistico.

In queste opere c’è un alcunché di irrealistico che allontana dalla verosimiglianza esterna e indica una consonanza spirituale, una percezione interiore, che va oltre la fisiognomica per intercettare uno stato d’animo. Per questo nulla di Leonardo, e soprattutto della sua fisicità, può riguardare la Gioconda, la cui dimensione confina con la sfera psicologica di Leonardo che nessuna riesumazione del cadavere può restituire. Semmai è il contrario.

Dallo studio della Gioconda possiamo capire molto del

pensiero di Leonardo. Non occorre neppure vederla. Perché già la conosciamo prima di averla vista. La portiamo dentro di noi come una memoria irrinunciabile. In lei c’è anche una parte di noi, e Leonardo ce l’ha svelato.

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