«Epipola, caristia, figlia di Trachione, fingendo d'esser uomo, militò insieme coi Greci; ma scoperta da Palamede fu dai Greci lapidata». Lo scrive, nel IX secolo, il bizantino Fozio citando un passo di Tolomeo Chenno, antico grammatico greco. Sarebbe dunque lei, Epipola, la prima donna soldato en travesti della Storia. In Cina, circa un millennio dopo la Guerra di Troia cui la bellissima e coraggiosissima abitante di Karystos, purtroppo smascherata da quell'impiccione di Palamede, volle partecipare, un'altra donna fece il grande passo anch'essa «fingendo d'esser uomo».
Si chiamava Mulan, di cognome Hua e, come Epipola, prese le armi per sostituire l'anziano padre, il generale Hua Hu. E anche in Oriente ci fu qualcuno che come Omero intonò, supplice e ispirato, «cantami, o diva», perché le prime tracce orali dell'esistenza di Mulan risalgono ai racconti cantati di epoca Han (206 a.C. - 220 d.C.). Ma si dovette attendere il VI secolo per la prima versione scritta (in versi) della sua straordinaria vicenda, La ballata di Mulan. Per spostarci dal passato remoto, remotissimo, a quello vicino, basta associare a Mulan la parola Disney. Era infatti il 1998 quando arrivò nelle sale di tutto il mondo il 36º «Classico» della premiata ditta di cartoni animati, suggellando il cosiddetto «Rinascimento Disney». Sulla fedeltà degli studios statunitensi alle fonti, anche per Mulan II del 2004 e per il film live action Mulan del 2020 (che peraltro generò l'hashtag #BoycottMulan a seguito della solidarietà espressa dalla protagonista Liu Yifei alla polizia di Hong Kong allora impegnata a reprimere le proteste di piazza), è meglio sorvolare, anche perché nel corso dei secoli le fonti cinesi divennero un complesso reticolo di fiumi, canali e torrenti, con varianti e integrazioni inserite per attualizzare, e dunque per rendere più appetibili anche dal punto di vista politico le azioni dell'eroina.
Ma ora chi desidera tornare alle origini, alla condizione virginale dell'epopea di Mulan, ha un sicuro approdo nel libro Mulan. La ragazza che salvò la Cina (Luni Editrice, pagg. 152, euro 20). Lo si deve alla sinologa Isabella Doniselli Eramo, fra l'altro vicepresidente dell'Istituto di Cultura per l'Oriente e l'Occidente. Il titolo della postfazione dice tanto: «Le molte vite di Hua Mulan», ma La ballata di Mulan e il romanzo che la segue dicono tutto. L'ultima strofa della Ballata è, allo stesso tempo, discreta e illuminante: «La lepre maschio corre e salta veloce,/ La lepre femmina chiude gli occhi timorosa./ Ma quando corrono fianco a fianco/ Chi può distinguere il maschio dalla femmina?». Infatti, Mulan è una e bina. È una fino a quando anche nel villaggio in cui abita, nello Jiangnan, giungono i messi imperiali addetti all'arruolamento in vista della guerra per contrastare l'avanzata dei terribili Xiongnu, nomadi e seminomadi di etnia turco-altaica. E diventa bina quando decide di partire sotto mentite spoglie, insieme al cugino Hua Ming, al posto dell'anziano padre, il generale Hua Hu.
Sulla spada di suo papà sono incise tre parole, «Lealtà Coraggio Onestà», che diverranno la sua legge morale mentre, sotto il cielo stellato del Nord, infurierà la battaglia. Del resto, che cosa dice Sunzi? «La guerra segue il dao dell'inganno». E quello scelto da Mulan è un inganno leale, coraggioso e onesto. Infinitesimale frammento di uno sterminato impero, Mulan rappresenta il lato buono dell'imperialismo, la fedeltà a una nazione espressa non a corredo del suo espansionismo, bensì a supporto della sua difesa. Rapida è la carriera della ragazzina. Nelle esercitazioni spicca per agilità e intuito. Inizialmente inquadrata nei «servizi logistici e di commissariato», viene presto promossa caporale, quindi tenente, in virtù di una genialata tattica che annienta una schiera di nemici (ma, leggiamo: «Mulan ebbe una stretta al cuore, pensando alle tante vite spezzate: uomini, cavalli... tutti morti, sepolti là, sotto la valanga...»). Tuttavia, sotto la corazza di cuoio batte pur sempre il cuore di una giovane femmina e l'innamoramento per il capitano Li Jun spalanca le porte al secondo registro della narrazione: insieme alla guerra fuori, ecco scoppiare la guerra dentro Mulan, vista l'impossibilità di rivelarsi e dichiararsi. Inoltre, ci si mettono anche i ribelli cinesi al comando di Pelle di Leopardo a complicare le cose.
Dallo scontro con questi l'eroina esce ferita ma, dopo un mese di cure e convalescenza in un convento di monache buddhiste, è pronta a lottare nuovamente. È merito suo la cattura del leader dei rivoltosi. Poi, ecco una nuova promozione. Questa volta si tratta di un'investitura proprio da parte di Li Jun, il quale le affida la ricostruzione del villaggio dei Cinque Lupi con queste parole: «Tu hai salvato tutti noi e l'Impero». Manca però di mozzare la testa del serpente che sta stritolando il Paese. Con un'abile mossa, anche lui, Altun Khan, il capo degli Xiongnu, viene neutralizzato. La Cina è salva.
A questo punto per Mulan, la quale ha ormai assunto, visto l'alternarsi di morte e amore, guerra e pace, i connotati da donna tolstojana, presa com'è da timori, rossori e pudori, giunge l'apoteosi: l'incontro con il sovrano. «La percezione di stare ingannando, con la propria falsa identità, quel grande e magnifico imperatore, aveva raggelato il sangue nelle vene di Mulan, che era arrossita violentemente e subito era impallidita, prostrandosi a terra davanti al sovrano».
Quanto alla storia d'amore con Li Jun, quando, dopo dodici anni passati lontano da casa, la nuova madre della patria riabbraccia genitori, parenti e amici, per lei che è riuscita, a caro prezzo, a essere «lepre femmina» e «lepre maschio» è tempo di tornare finalmente una. E ora sa che il modo migliore per essere una è essere unica per un'altra persona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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