Perché non fare il patto matrimoniale? Daniela Missaglia e Valeria De Vellis, socie dello Studio legale Mdv, hanno deciso di fare iniziare una battaglia per fare capire a tutte le coppie italiane che cosa si può fare quando l'amore finisce e vivere felici lontani dai tribunali. La mission delle due avvocate divorziste internazionali, specializzate in Diritto di famiglia e persone, è quello di rendere questo strumento ufficiale grazie all'introduzione di una legge. Il loro libro - intitolato, per l'appunto, "#Pattimatrimoniali. Per vivere felici, contenti e lontano dai tribunali", edito da Sperling&Kupfer - intende fare luce proprio su questo aspetto, che non è mai stato approfondito in Italia. Forse a causa del pensiero (forse ipocrita) che parlare di soldi nel momento in cui ci si sposa non sia romantico. Ma la superstizione e la scaramanzia non fanno il paio con la ragionevolezza e il volersi bene.
Patti matrimoniali già presenti secoli fa
Innanzitutto, partiamo dal principio: cosa sono i patti matrimoniali? In sostanza si tratta di un accordo scritto, formalizzato prima del matrimonio se non addirittura durante la stessa unione nuziale, che predetermina i reciproci rapporti derivanti da una eventuale crisi coniugale, regolamentando termini e condizioni di un'eventuale separazione o divorzio con riguardo a molteplici aspetti, soprattutto patrimoniali e finanziari. A differenza di quello che succede in molti altri Stati, a oggi la legge italiana non riconosce ancora la validità di questo tipo di accordo nella loro piena estensione: la Corte di Cassazione ha confermato che i patti, in vista del divorzio, siano totalmente nulli, non potendosi redigere nemmeno al momento della separazione per determinare il contenuto del divorzio. Missaglia e De Vellis, tuttavia, sottolineano una buona notizia: nonostante non esista ancora una legge ad hoc, questi patti possono comunque essere applicati anche da noi, seppur esclusivamente da un legale di competenza. "Questi accordi sono in grado di evitare conclusioni conflittuali giudiziali, devastanti per la serenità post separazione", affermano le due legali.
Nel loro libro è presente, tra le altre cose, un aspetto storico molto curioso: i contratti riguardanti la gestione di temi spinosi in famiglia venivano stipulati già ai tempi degli Assiri. E poi ancora nell'antica Grecia e nell'antica Roma il matrimonio veniva in un certo senso impostato sulla base di regole severe e precise per potere regolare in futuro le conseguenze di una futura crisi coniugale. Insomma: la storia ci può insegnare come l'istituto del matrimonio rappresenti il collante della società, attraverso cui due coniugi possono modificare i propri assetti personali familiari ed economici. E, se è vero che dal 2021 il tasso di separazioni e divorzi è balzato alle stelle - con un 40% di crisi imputabili all'infedeltà coniugale e un conseguente dispendio di risorse economiche e umane - allora forse sarebbe meglio prendere in prestito qualche lezione che ci giunge dall'estero.
Cosa ci insegnano i Paesi stranieri
In "#Pattimatrimoniali" si scopre infatti, per esempio, che nel Regno Unito questo tipo di accordi sono stati riconosciuti fin dagli anni Settanta. Anche nei Paesi Bassi, in Germania, in Svezia sono gli stessi codici civili a prevederli. Negli Stati Uniti d'America esistono i cosiddetti prenuptial agreements, che restano di gran lunga la migliore soluzione "per evitare spiacevoli contenziosi, proteggere le proprie risorse economiche e prevedere la gestione di un eventuale divorzio nel modo più pacifico possibile". Oltreoceano sono stati firmati patti strabilianti incentrati sulla fedeltà, come tra Jessica Biel e Justin Timberlake. Nel caso di Ben Affleck e Jennifer Lopez si parlava di cifre da innumerevoli zeri nel caso in cui non si fossero consumati periodicamente dei rapporti sessuali.
Nei Paesi anglosassoni tutto è consentito, persino le clausole più bizzarre: dal divieto di suonare il pianoforte quando il marito è in casa a quello di indossare maglioni di color verde, passando per il taglio dei capelli oltre una certa lunghezza o di ingrassare oltre i 75 chili. Nel nostro Paese si possono invece utilizzare i patti per definire solo gli aspetti patrimoniali e finanziari, così come alcuni temi legati all'educazione dei figli, come l'indirizzo religioso o scolastico. Restano invece assolutamente vietati l'affido, il collocamento, i diritti di visita, gli oneri di mantenimento del coniuge o della prole, che vengono tutti rimessi all'insindacabile giudizio dei tribunali. Stante la sentenza Grilli del 2017 - per la quale, con il divorzio, si estingue il dovere di assistenza materiale e niente è più dovuto al coniuge - l'assegno di mantenimento è diventato una chimera.
Ecco perché è meglio mettere nero su bianco già alla soglia dell'altare che cosa si vorrà fare prima che si arrivi alla triste fine dell'amore. Come sottolineano i due avvocati, "un patto prematrimoniale rappresenta una garanzia preventiva contro l'incertezza che regna sovrana nelle aule di giustizia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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