La paura di vivere, che porta gli adolescenti a rifiutare il cibo

Nel suo nuovo libro, Sara Ciafardoni - Lasarabooks - "Io sono ancora qui" (Electa Young), affronta un tema estremamente delicato, quello dell'anoressia. La storia di Milena che è quella di migliaia di ragazze, che la paura di vivere porta a rifiutare il cibo

La paura di vivere, che porta gli adolescenti a rifiutare il cibo

La diciannovenne Milena sta per realizzare il suo sogno: grazie a una borsa di studio, andrà a vivere a Roma con Ludo, la sua migliore amica. Come ogni ragazza, è impaziente di diventare grande, ma ciò che sembrava un’avventura piena di promesse si trasforma presto in un labirinto di dolore e aspettative opprimenti.

La recente perdita della madre la lascia a combattere con un vuoto interiore incolmabile, mentre le pressioni familiari e universitarie la costringono in una spirale di negatività e ansia costante. Nonostante i suoi sforzi disperati di reinventarsi, Milena si ritrova a frequentare amicizie sbagliate e ad affrontare una profonda crisi personale. Ormai è incapace di studiare, mangiare e persino guardarsi allo specchio; l’unica cosa che sembra alleviare il suo dolore è il maniacale controllo sul cibo.

Questa è la trama del nuovo libro di Sara Ciafardoni -Lasarabooks - che dopo il grande successo de La ragazza che scrive affronta ora in maniera delicata ma profonda, il tema dell'anoressia nel libro Sono ancora qui (ElectaYoung) raccontanto la storia di Milena. Un libro nato, come spiega l'autrice nella nostra intervista, da un viaggio emozionale doloroso fatto insieme a chi vive con questo problema ma nonostante tutto grida "Sono Ancora qui". Una storia che indaga sul perché si smette di mangiare soprattutto in età adolescenziale, quali sono i meccanismi, le paure e gli spiragli di luce su una malattie complessa, che nasce spersso da condizioni di disagio psicologico ed emotivo e che ogni anni colpisce migliaia di ragazzi e ragazze.

L'intervista

Con questo nuovo libro affronta un tema delicato ma importantissimo quello dell’anoressia. Da cosa ha preso spunto e perché questa decisione?

"Questo libro è il frutto di un viaggio emozionale profondo e doloroso, un viaggio che ha avuto inizio nei corridoi degli ospedali, tra le urla del dolore e il silenzio assordante della disperazione. È nato da un incontro toccante con una ragazza coraggiosa, una ragazza che, nonostante le sue sofferenze, ha trovato la forza di sussurrarmi con gli occhi il suo grido di sopravvivenza: "Sono ancora qui". Quelle parole, semplici ma potenti, mi hanno segnato a fuoco, diventando la colonna sonora delle mie giornate e delle mie notti. Ho vissuto nei labirinti degli ospedali, tra le storie di bambini e ragazzi che bruciavano di vita, ignari della loro stessa bellezza.

Ho custodito le loro storie per anni, avvolte nel manto dell'oblio, consapevole che il silenzio fosse il loro peggior nemico. E solo attraverso la scrittura ho trovato il coraggio di dar voce ai loro sussurri, di trasformare il loro dolore in parole, perché ciò che non fa rumore spesso sembra non interessare. Così, con ogni riga di questo libro, spero di onorare la memoria di quei ragazzi, di farli vivere eternamente tra le pagine di un racconto che è anche il mio tributo all'amore che ho provato per loro".

È questo che l'ha portata così bene a raccontare i tormenti di Milena che la portano a rifiutare il cibo?

"Raccontarli è stato un processo che ha richiesto una profonda immersione nell'animo umano, un'immersione che mi ha portato a esplorare le pieghe più oscure e nascoste della mente. Ho cercato di dare voce, non solo alla lotta esteriore di Milena contro il cibo, ma anche alle sue battaglie interiori, ai suoi dubbi, alle sue paure più profonde. Ho trascorso ore a studiare le sfumature dell'anoressia, leggendo libri di psicologia, testimonianze e anche siti gestiti da ragazzi che soffrono di questa malattia silenziosa".

La paura di vivere è qualcosa che accomuna un po’ tutti, ma è più forte nei giovani. A lei è capitato e come l'ha affrontata?

"La paura di vivere credo che sia un sentimento provato da tutti, adulti e ragazzi. Personalmente, ho conosciuto l'angoscia di sentirsi sopraffatti dalle incertezze del futuro, di essere travolti dalle onde implacabili del dubbio. A diciotto anni, si è colmi di desiderio e voglia di vivere, ma talvolta questa energia si trasforma in paura, paura di sprecare le nostre risorse più preziose. La chiave per superare questa paura risiede nel non fuggire, nel prendersi il proprio tempo e nel ascoltare il silenzio. I silenzi possono essere dei grandi consiglieri, peccato che nel mondo frenetico in cui viviamo spesso non riusciamo a coglierne il valore".

L'importanza dell'amore

Nel suo primo libro è la fantasia che riesce a trasformare il dolore in “bolle di sapone”. Cosa in questo nuovo lavoro che la vede una scrittrice più matura, rappresenta il punto dove aggrapparsi?

"In questo mi sono concentrata sull'importanza dell'amore e del sostegno delle persone care nei momenti di difficoltà. Milena, la protagonista, trova la forza di aggrapparsi alle sue radici familiari e alla sua nonna Ripalta, che rappresentano la solidità e l'amore incondizionato nel caos. L’amore non ha limiti, è sempre presente nella vita di tutti, anche quando non lo riconosciamo".

Avendo affrontato profondamente il problema, cosa pensa spinga le ragazze a concentrarsi sul cibo, che possa essere anoressia o bulimia come punto fermo del loro dolore.

"La mia esperienza e la mia ricerca mi hanno fatto capire che dietro i disturbi alimentari come l'anoressia o la bulimia si cela spesso un profondo senso di vuoto interiore e disperazione. Le ragazze che lottano con questi disturbi possono sentirsi intrappolate in un ciclo vizioso di autodistruzione, cercando conforto e controllo nel cibo mentre affrontano le pressioni del mondo esterno. Milena, dopo la morte della madre, trova sollievo nel contare i colpi delle dita sulla sedia, cercando di riacquistare il controllo della sua vita. Ma la dura disciplina che si impone non può resistere al flusso imprevedibile della vita, fatto di improvvisi colpi di scena, strade tortuose e momenti di incertezza.

Allora si rifugia nel cibo e inizia a contare le calorie, l'unica cosa che sembra poter controllare. Credeva di aver costruito un mondo di certezze intorno a sé, ma come un castello di carte, tutto crolla improvvisamente. La sua vita, apparentemente perfetta, comincia a mostrare crepe, a rivelare la sua fragilità. La verità è che quasi tutte le ragazze che soffrono di anoressia non lo fanno per adeguarsi agli standard di bellezza imposti dalla società, dalle modelle o dalle influencer. La verità è molto più dolorosa: siamo noi stessi i nostri peggiori critici. Inseguiamo la perfezione senza nemmeno sapere cosa essa significhi veramente".

Un aiuto per chi soffre di questa malattia

Come secondo lei questa storia potrà aiutare le ragazze?

"La storia di Milena non è dolce, è cruda e dolorosa. Fa male, tanto male. Spero tanto che chi leggerà questa storia possa percepire l'angoscia del dolore silenzioso e comprendere l'importanza di prendere decisioni tempestive, prima che sia troppo tardi. È come ricevere un rimprovero dai propri genitori, un'amara verità che fa riflettere sulle proprie scelte e sulle conseguenze che possono avere.

Ma c'è anche speranza nel mezzo della disperazione, una mano tesa nel momento del bisogno. Spero che Milena possa essere vista come una compagna di viaggio, una guida che incoraggia a perseverare, a credere in sé stessi e nelle proprie capacità di superare ogni ostacolo".

sono ancora qui sara ciafardoni

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