Da liberale anti-evasori dico no alla gogna on-line

Macché redditi pubblicati sul web. Ok dare la caccia ai furbetti, ma non si può rinunciare alla privacy e accettare i metodi Stasi

Da liberale anti-evasori 
dico no alla gogna on-line

Eppure io mi ricordo che per noi la privacy era importante. Mi ricordo di aver scritto fiumi d’inchiostro sul nostro Giornale contro Visco che nel 1996 s’inventò il 117, il telefono della delazione fiscale. Mi ricordo di aver attaccato il ministro vampiro, di aver ironizzato sul Dracula che incitava al linciaggio, mi ricordo di aver girato il Nord Est a caccia di imprenditori che si ribellavano nel nome della libertà. Eppure mi ricordo che noi dicevamo che quella era una decisione da Stasi, da Ddr, da Germania dell’Est. E poi mi ricordo il 2008, quando Visco, fece pubblicare online i redditi degli italiani e noi c’indignammo di nuovo, perché non si fa, non è bello, soprattutto non è liberale. Mi ricordo che usammo parole di fuoco contro il rischio dello Stato di polizia, dicendo che quello era un retaggio degli ex comunisti. E non ci poteva in nessun modo appartenere.

E allora, caro direttore, siccome io ricordo bene tutto quello che abbiamo scritto e abbiamo detto negli ultimi quindici anni, ieri mattina ho avuto un sussulto nel vedere il nostro Giornale che difendeva la decisione di pubblicare i redditi dei contribuenti sul web. Una delle decisioni più illiberali che il nostro Paese ricordi, prese da un governo che ci aveva promesso la rivoluzione liberale.

Capisco anch’io, è ovvio, la necessità di lottare contro gli evasori: avendo da sempre stipendio fisso con trattenuta alla fonte non sai quanto mi fanno infuriare i nullatenenti che girano in Porsche, quelli che per l’erario non possiedono nulla e poi se la spassano in ville con piscina e Jaguar in garage. E capisco la necessità concreta di recuperare denaro per affrontare le crisi senza mettere più di tanto la mani nelle tasche degli italiani. Ma tutto ciò non può giustificare la rinuncia ai nostri valori di fondo. I valori della libertà e del rispetto della persona. Quelli per cui, fra l’altro, il berlusconismo è nato.
Mi permetti una divagazione, caro direttore? Dieci anni fa l’Islam attaccò al cuore l’Occidente. Dieci anni dopo l’Occidente può dire di aver vinto quella battaglia. E l’ha vinta perché, nonostante tanti errori, cadute, Abu Grahib e Guantanamo, non ha mai rinunciato ai suoi principi. Sarebbe stato più facile, no?

Quando si è sotto attacco la democrazia, a volte, può sembrare un lusso, a volte persino un pericolo. Invece no: dieci anni dopo possiamo dire che, con tutti i nostri difetti, abbiamo vinto non contro ma grazie ai nostri valori. E sono convinto che di questo noi dobbiamo andare orgogliosi. Perché allora non deve valere lo stesso per la battaglia, altrettanto dura, contro la crisi? Io penso che anche stavolta dobbiamo cercare di vincere difendendo i nostri valori. Altrimenti è un altro modo di declinare la sconfitta. Non posso fare a meno di chiedermi, dunque, a quali valori liberali corrisponda una barbarie come quella che è stata appena varata. A quali principi della nostra civiltà s’ispiri la norma che trasforma ogni cittadino in un agente della Stasi, cercando di fomentare l’invidia sociale e la vendetta trasversale di condominio. La trasparenza fiscale è cosa buona e giusta, come scrive Vittorio Feltri, siamo d’accordo. Ma un conto è la trasparenza fiscale, un conto la delazione fiscale. I Comuni hanno tutti gli strumenti per sapere quanto guadagnano i cittadini: davvero pensiamo che per non possano muoversi per aiutare lo Stato senza pubblicare i redditi del web?

Davvero il sindaco di un paese, per sapere che l’idraulico con la Ferrari non può essere nullatenente, ha bisogno di mettere il suo modello Unico su Internet? Siamo seri: la norma della pubblicazione dei redditi non è uno strumento moderno di lotta all’evasione. È banalmente la riedizione della pubblica gogna. Un modo per tornare al Medioevo in piena era tecnologica.
Da un governo liberale ci si aspettava qualcos’altro. Ci si aspettava, per dire, che accanto ai sacrifici fossero varate riforme e liberalizzazioni ampie e radicali, magari interventi dolorosi, ma necessari, seri e definitivi come l’innalzamento dell’età pensionabile. Invece, alla fine di un agosto convulso e complicato, scopro che ci siamo ridotti a commentare con entusiasmo una norma di cui una volta, al massimo, sarebbe stato entusiasta Vincenzo Visco.

Una norma che in passato, su queste colonne, abbiamo combattuto e contrastato con tutte le nostre forze. Feltri dice che la pubblicazione dei redditi on line è da applaudire. Sarà.

Eppure io ricordo, ricordo bene: dev’essere è lo stesso Feltri che, appena assunto al Giornale, m’insegnò a indignarmi contro il 117 e la delazione fiscale, contro lo Stato di polizia e le Finanze modello Ddr del Dracula ex comunista. Per carità, lo so bene che solo i cretini non cambiano mai idea. Però ecco, mettiamola così: io nella circostanza preferisco fare la figura del cretino.

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