La liberazione di Inzaghi: «Dedico il gol a me stesso»

La Lazio salva la sua imbattibilità interna con il gol meno atteso. Altro che il capocannoniere Zarate, altro che lo stratosferico Pandev di questo scorcio di stagione. A togliere le castagne dal fuoco a Delio Rossi contro il Lecce, è Simone Inzaghi, che a un giro d’orologio dal 90’ mette il suo zampone su una mischia in area e segna il gol dell’1-1 finale. Già, perché i pugliesi conducevano dalla metà del primo tempo grazie alla ditta Tiribocchi-Carrizo, il primo abile a schiacciare di testa un cross, il secondo spettatore non pagante.
Per il trentaduenne attaccante piacentino una vera liberazione. L’ultima volta che aveva gonfiato la rete in una partita di serie A era più di quattro anni fa, quel 18 settembre 2004 in cui realizzò su rigore il provvisorio 1-0 nella sfida interna della Lazio con la Reggina. E anche quel giorno finì 1-1. Per dire, in quella Lazio giocavano Peruzzi, Oddo, Couto, Negri. E l’allenatore era Caso. Poi anni di crisi, senza gol, senza campo, la scorsa estate anche una vita da separato in casa.
Giustificata quindi l’esultanza rabbiosa di Inzaghi dopo la zampata vincente. E giustificate le parole a caldo: «È stata una liberazione. Mi sono smpre allenato, ho lavorato in silenzio e alla fine sono stato ripagato. Questo è un gol che dedico a me stesso. A me e a mio zio che questa settimana ci ha lasciato». Una gioia per lui, ma anche per tutti i compagni, che non volevano sporcare il ruolino da capoclassifica (almeno fino alla partita di ieri sera dell’Inter) con una sconfitta immeritata, come fa notare lo stesso Inzaghi: «Sono contento per i miei compagni che non meritavano la sconfitta. Diciamo che ho dato una mano ai miei compagni». E la speranza che l’exploit di ieri non resti isolato. «Se voglio mettere in difficoltà Rossi? Quello sempre».
Il gol di Inzaghi resta una delle poche note liete di una partita in cui molte cose non hanno funzionato nel perfetto meccanismo architettato da Rossi. Il primo tempo è stato brutto e la Lazio ha faticato ad avvicinarsi alla porta difesa da Benussi. Nel secondo tempo, con la squadra sotto, la reazione c’è stata e le occasioni non sono mancate, ma alla fine ci ha dovuto pensare una riserva messa in campo quasi come talismano. Insomma, dalla Lazio ci si aspettava qualcosa di più e a poco vale l’alibi di una pioggia battente per quasi tutto l’incontro, che ha sfavorito certamente la squadra più tecnica, di un atteggiamento davvero rinunciatario da parte del Lecce - che ha rischiato peraltro di essere premiato oltremisura - e di un pizzico di sfortuna, leggi traversa sul tiro da lontano di Kolarov.

Insomma, durante la pausa per le nazionali Rossi dovrà rimetter mano alla squadra per farla tornare quella ammirata contro la Fiorentina e nel secondo tempo di Torino. Altra nota poco lieta i «buu» razzisti indirizzati dalla Curva Nord a Konan, fortunatamente zittiti dal resto dello stadio.

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