Cè qualcosa di smodato, dinquietante nel ponderoso libro di Edmond de Goncourt La casa di un artista (Sellerio, pp. 723, euro 30; a cura di Barbara Briganti). E cè altrettanto di smodato, dinquietante in tutte le vicende, esistenziali e letterarie, di Edmond (1822-96) e Jules de Goncourt (1830-70). Orientati fin da giovani verso ben definiti progetti creativi, i due facoltosi e aristocratici fratelli si proposero, con ammirevole determinazione, di inserirsi nellalveo dellinsorgente naturalismo raccordato, da un lato, al grande Flaubert e, dallaltro, al non meno carismatico Émile Zola.
E su tale terreno imbastirono congiuntamente prove narrative già ricche di implicazioni sociologiche significative supportate da una scrittura correlata a opzioni tematiche per la loro epoca (il secondo 800) colorata di suggestioni e contesti non di rado patologicamente tormentosi. Videro così la luce nellarco del decennio 1860-70 i romanzi Germinie Lacerteux e Madame Gervaisais, oltre una fitta serie di studi storici e critico-letterari. Tanto da accreditare anche negli ambienti intellettuali più sofisticati il nome dei Goncourt come un punto di riferimento sicuro di studiosi, critici, scrittori che impressero un corso nuovo alla sclerotica società francese dellormai declinante Secondo Impero.
Lelemento caratterizzante dellazione culturale di Edmond e Jules de Goncourt si situa così privilegiatamente non solo nellambito letterario, quanto piuttosto in quel terrain vague di parossismo estetico, di eclettismo collezionistico ove un imponente bric à brac di quadri, tappeti, mobili, ceramiche, bibelots e chincaglierie trova al contempo dimora e ragion dessere univoche. Ovvero, la dimensione tutta elitaria di una sorta di bulimia classificatoria il cui «corpo», sia fisico sia metaforico, esprime significati specificamente definiti proprio nel dar luogo a informali quanto incongrui scorci museografici dellesistente, di tutto ciò che, anche solo per contiguità, suscita interesse e curiosità.
Specie dopo la prematura scomparsa del fratello Jules (nel 1870), il più attempato Edmond, preso da compulsiva passione ad accatastare nella casa di Autenil, vicino a Parigi, reperti di un trovarobato insieme prezioso ed eterogeneo, giunse, dopo anni di dedizione e ricerche totalizzanti, a tale profluvie di materiali da proporzionare quella stessa mole abnorme di reperti in un tutto (per quanto contraddittorio) organico e insieme paradigmatico della sua stessa avventura esistenziale. In altri termini, dando forma a un disegno volitivo concretatosi poi, per espressa volontà di Edmond de Goncourt, in una Accademia delegata a conservare tali materiali e, inoltre, allistituzione del celebre Premio Goncourt che dal 1903 (sette anni dopo la scomparsa dello stesso Edmond) a oggi, costituisce uno dei più ambiti riconoscimenti del mondo letterario francese.
La casa di un artista è - oltre una dettagliata incursione tra costumi e mode in voga prima e dopo il Secondo Impero - uno specchio rivelatore di vizi e vezzi della società intellettuale e borghese dellepoca. Non solo. In proposito osserva a ragione la curatrice del volume, Barbara Briganti: «Edmond e Jules cominciarono ad ammassare disegni e stampe, documenti depoca, belle e antiche edizioni illustrate, tutto materiale che servì per scrivere quei libri che sono stati, questi sì, unanticipazione geniale sulla storiografia del secolo scorso».
Non a caso, gli stessi Goncourt si cimentarono, a suo tempo, in imprese letterarie impegnative, anche con una scrittura di grande originale estro, quali lHistorie de la societé française pendant la Révolution e, via via, biografie di principesse, attrici, traendo spunto e sostanza da epistolari, giornali e tante altre minuzie contingenti della quotidianità di certi periodi.
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