Ligabue dall’Arengario scalda i suoi fan e lancia l’ultimo film

Ligabue dall’Arengario scalda i suoi fan e lancia l’ultimo film

I balconi non vanno mai fuori moda, hai voglia a dire. Su quello dell'Arengario, giusto fuori dal Museo del Novecento, ci si accomoda Luciano Ligabue per arringare la folla (la sua folla, perché ci sono anche i milanesi da shopping che passano indifferenti) in un freddo ma sereno pomeriggio di Sant'Ambrogio. Forse perché tifa una delle due squadre cittadine (l'Inter), forse perché a Milano ha parecchi fan, il «Liga» se la tira da patrono meneghino e non ci vede nulla di strano nel presentarsi - proprio nel giorno di «Sant' Ambroeus» - a fare marketing per il suo film, quel «Ligabue Campovolo» - il film 3D» (distribuito Medusa) che da oggi arriva in 370 sale italiane, diciotto delle quali a Milano. Prima che il rocker emiliano appaia in cima all'Arengario i fan duri e puri saranno trecento, non appena il celebre vocione tutto rock e Lambrusco si distende amplificato per gentile concessione del Comune e di Radio Deejay, la musica cambia: quelli a naso in su per ascoltare l'intervista di Linus al «Liga» si moltiplicano. «Canterà?», si chiede una ragazza dal trucco un po' troppo marcato. «Figuriamoci se non lo fa», è la risposta fideistica di un'altra fan, che avrà almeno vent'anni di più. Trasversale e trans-generazionale, Ligabue il suo popolo se lo gode tutto, rispondendo ai promo-assist di Linus. Intanto sotto, un poderoso e autodidatta coro femminile scandisce le note de «L'odore del sesso», ed è inutile chiedersi perché proprio quella canzone: il «Liga» nelle fan non genera certo sentimenti materni. «Ci tenevo a realizzare il progetto Campovolo - spiega Ligabue - perché due anni fa il concerto non andò bene. Volevo realizzare una festa a conclusione di un anno speciale e dopo il successo dell'album Arrivederci Mostro. Ne è nato un concerto che è quanto di più vicino alla perfezione ho fatto fino ad oggi». E poi l'affondo: «Fortuna che oggi quel concerto è un cd e un dvd, e che arriva al cinema. Stasera me ne andrò a vederlo al Multisala di Melzo, dove anni fa vidi Matrix e Il Signore degli Anelli. Uno spettacolo». Anche perché il film - un racconto del live ma anche un backstage biografico sulla parabola artistica de «Liga» - ha avuto un accurato mixaggio video e audio negli studi di George Lucas, il padre di «Star Wars», in California). «Il primo ricordo che ho di quella serata? - rivela Ligabue - L'odore del palco, ma soprattutto quei dieci metri che ho percorso dalla batteria fino al fronte palco. Vedere 120.000 persone che ballano su Questa è la mia vita non ha avuto prezzo». Linus chiede dove un placido cinquantenne «che si tinge i capelli» («Quando ho visto che Dylan, McCartney e Jagger restavano scuri mi son detto: forse è meglio che lo faccia anch'io», confida sincero) trovi l'energia di fare live in giro per l'Italia, lui risponde: «Guardando le facce di chi perde la faccia, quelli in prima fila che si lasciano andare senza remore. Suonare dal vivo mi mantiene in salute mentale».

Sono le frasi fatte, tra il sincero e il retorico, che mandano in estasi i suoi fan, e il guru di Correggio lo sa bene. D'altronde la situazione è da «Juan Peron della musica», lassù sul balcone nel giorno di Sant'Ambrogio. «La canzone che più parla di me? - risponde a Linus - Sicuramente Leggero».

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