RomaIl nuovo metodo leghista della black list, lelenco di quelli da silurare, si è propagata rapidamente da Varese (focolaio della crisi del Carroccio) alla sua propaggine romana. È spuntata infatti una lista nera di deputati leghisti da non ricandidare. Un documento scritto, a quanto pare, non una voce di corridoio parlamentare. Nel gruppo della Lega alla Camera la notizia si è diffusa alla velocità dei neutrini, anche perché i nomi scritti lì dentro non sono di peones, tuttaltro. Il primo è Giancarlo Giorgetti, già da tempo nel mirino del «cerchio magico» e in particolare di Marco Reguzzoni, capogruppo e presunto autore della «black list», che punta a prenderne il posto di segretario della Lega lombarda (terza carica nella Lega dopo Bossi e il coordinatore delle segreterie, che ora è Calderoli), mandato scaduto e da ridecidere con un congresso nazionale che il capo non ha ancora convocato. Giorgetti è vicino a Roberto Maroni e quindi ostile al gruppo che consiglia Bossi, prima sui candidati ai congressi provinciali, ora - con le elezioni sempre in vista e comunque non più lontane di un anno e mezzo - anche sulle liste per Camera e Senato. Nei giorni dellultima Pontida si era tentato un blitz per commissariare Giorgetti e mettergli sopra Rosi Mauro, come commissaria speciale in modo da azzerare i poteri del segretario nazionale. Ma il blit fallì e anzi fu strenuamente negato.
Maroniani sono quindi anche gli altri epurandi nelle intenzioni dei vertici dei gruppi parlamentari scelti da Bossi. Dopo Giorgetti viene infatti Giacomo Stucchi, bergamasco vicino a Calderoli ma anche al «Bobo». Stucchi era il candidato dal gruppo (50 firme su 59) per prendere il posto di Reguzzoni prima dellestate, dopo lanno di scadenza del mandato del varesino. Ma venne giù il mondo, si sfiorò uno scontro negli uffici della Lega a Montecitorio, e finì con una reprimenda di Bossi a Maroni, primo firmatario di quella raccolta firme per «sfiduciare» il capogruppo. Poi Bossi, a fine giugno, in una festa della Lega disse che Stucchi, «entro un mese», avrebbe fatto il capogruppo. Una delle tante promesse tenute ferme nel freezer.
Laltro nome di quelli che contano nella Lega, anche lui nella black list che si stanno passando i deputati del Carroccio, è Davide Caparini, bresciano della Vigilanza Rai, figlio di un pezzo da novanta della Lega, Bruno Caparini, molto amico di Bossi ma anche molto ostile al «cerchio magico» (che proprio a Brescia ha realizzato le prime prove di forza). Cè anche Gianni Fava, maroniano doc, candidato alle ultime provinciali a Mantova, nella lista di quelli da non ricandidare al Parlamento. Un altro «epurando» sarebbe Paolo Grimoldi, presidente del Movimento Giovani Padani in odore di scomunica (pare che si volesse sostituirlo con Renzo Bossi, quindi fu «salvato» con un escamotage, mettendo un altro segretario e promuovendolo presidente).
Poi altri nomi, in tutto una ventina, nel foglio che è stato visto materialmente da alcuni deputati, dopo le voci - finite anche sul Corriere della sera - di un peggioramento della situazione già molto tesa dentro il gruppo della Lega nord alla Camera.
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