L'ultima dei giudici, mandano in esilio la signora Mastella

A Pietrelcina, qualche giorno fa, prima di visitare i luoghi santi di Padre Pio, ho partecipato a un dibattito con molte donne in politica prevalentemente del Pdl, ma anche una esponente del Pd, invitate da Nunzia De Girolamo, intraprendente deputata berlusconiana. Al centro del tavolo dei relatori in cui ero l’unico maschio, insieme al neutrale moderatore Gianni Pennacchi c’era, mite e tranquilla, Sandra Lonardo, la moglie di Clemente Mastella. Lei presidente del Consiglio regionale campano, lui europarlamentare del Pdl. Non è la prima volta che in una famiglia marito e moglie militano su fronti opposti; ma in questo caso ho ripreso a interrogarmi sulla natura dell’Udeur, partito così di centro che può consentire, restando centro, di essere di centrosinistra o di centrodestra.
Non mi risultava infatti che Sandra Lonardo avesse seguito il marito passando all’opposizione in Regione, ovvero condividendone la scelta nel centrodestra (sempre centro, comunque). Ricordavo, e ben ricordavo, che, nonostante le vicissitudini giudiziarie e gli arresti domiciliari per un’inchiesta ancora in corso per tentata concussione, in relazione a pressioni politiche per nomine e appalti, da cui derivarono le dimissioni del marito da ministro della Giustizia e la conseguente caduta del governo Prodi, Sandra Lonardo non si era dimessa dalla carica di presidente dell’assemblea regionale. Non potendo immaginare che una moglie fedele non seguisse il marito che rinunciò al governo, indignato, affermando: «Preferisco la famiglia», mi chiedevo come fosse rimasta al suo posto e ne chiedevo alle deputate Erminia Bianchi e Nunzia De Girolamo. La risposta fu chiara: la Lonardo è rimasta al suo posto perché presidente di assemblea è una carica istituzionale e non è legata all’orientamento politico (in ogni caso, sempre di centro). E anche se nel suo cuore, nel suo pensiero, e per coerenza e fedeltà al marito avesse deciso di spostarsi nel centrodestra, e di fare anche campagna elettorale conseguente, questo non avrebbe in alcun modo alterato la sua imperturbabilità di presidente super partes. E imperturbabile fu quella sera. Manifestò qualche disaccordo sul mio discorso, ma non mi sembrò motivo di polemica e, nel richiamo di circostanza alle «pari opportunità» mi apparve piuttosto una captatio benevolentiae nei confronti di amiche e colleghe di cui era difficile riconoscere, veramente, la parte politica.
Io abbozzai, la salutai come in apertura di convegno con la consueta cordialità e pensai all’ingiustizia che aveva patito, senza provarla, ma certamente amareggiandola. Pensai ancora: è tutto finito, guarda come vanno le cose nel mondo. Adesso che Clemente non è più ministro tutte queste sgradevoli vicende e indagini giudiziarie evaporano, e non se parlerà più. Anzi, misurai su Mastella la mia teoria costituzionale che dava ragione al Lodo Alfano. Non è vero che «la deroga si risolve in un’evidente disparità di trattamento delle alte cariche rispetto a tutti gli altri cittadini» e che determina una «violazione del principio di uguaglianza», giacché è chiaro a chiunque rifletta ai modi e ai tempi dell’azione giudiziaria che Mastella, se non fosse stato ministro di Giustizia, non sarebbe stato indagato, direttamente attraverso la moglie, come dimostra il fatto che, come europarlamentare, non desta alcun interesse nell’autorità giudiziaria. Allo stesso modo Berlusconi è meno uguale degli altri perché le indagini che lo riguardano coincidono, a partire da quella del 1994, con i tempi del suo impegno politico per supposti reati compiuti in precedenza. E perché allora non fu indagato prima di essere presidente del Consiglio? Perché era «meno interessante» per i magistrati. Non per tutti ma per quelli di cui è evidente (e Di Pietro lo ha dimostrato) la vocazione politica. Lo stesso può dirsi per il sinistro Caselli nei confronti di Andreotti (io sono stato infatti condannato per aver detto che il processo Andreotti era un processo politico: non si può dire).
D’altra parte gli esempi di interferenza e di determinazione di una nuova stagione politica, anche di segno opposto, in conseguenza delle inchieste giudiziarie, sono numerosi: dalla caduta del governo Berlusconi nel ’94 alle dimissioni e sostituzione del presidente con nuove elezioni della Regione Sicilia, alla caduta del governo Prodi nel 2008, alla caduta dell’amministrazione regionale d’Abruzzo qualche tempo dopo. Come nel caso di Berlusconi e di Mastella anche in quello di Del Turco, in Abruzzo, le inchieste si sono concluse con l’assoluzione o non hanno raggiunto sufficienti prove di reato che dessero ragione del terremoto politico determinato. Ora è evidente che, senza immunità, il politico è esposto non al capriccio o al pregiudizio del magistrato (pur possibili e incontrollabili) ma al suo errore.
Ora in Campania ciò che sembrava sopito si riaccende; e una seconda inchiesta investe Sandra Lonardo Mastella, coinvolta in un’indagine sulla Arpac, Agenzia per l’ambiente, per reati contro la pubblica amministrazione. È difficile presagirlo, forse anche per lei, dalla placida tranquillità ritrovata mostrata nel convegno di Pietrelcina. Bella, sensibile, prudente, inoffensiva, come mi è apparsa e invece eccola ancora rappresentata come un mostro con una misura eccezionale che le impone senza arresti il soggiorno coatto a Roma interdicendole di toccare suolo campano. Ovvero la sua terra. Così pericolosa la signora Mastella? Tale che se posa il piede a Ceppaloni, casa sua, o a Benevento, Salerno, Avellino, Napoli, Caserta, Paestum, Teggiano, Padula, Pompei, Ercolano, persino il sito archeologico di Oplonti, forse in virtù dell’essere presidente dell’assemblea regionale può inquinar prove, non tentare la fuga, ovviamente, o reiterare il reato. Veramente un demonio, nonostante la professione di Padre Pio, e così pericolosa da dover essere esiliata in un’altra regione.

Dopo il Lodo Alfano potrà forse la Corte costituzionale pronunciarsi sull’indebita estensione dei poteri dei pubblici ministeri fino a riabilitare l’istituto fascista dell’esilio? O del confino? Non è un po’ troppo per qualche supposta raccomandazione come è sempre stato nel costume di tutti i politici, anche non campani? E qualcuno vorrà ricordare lo scandalo che, per la sproporzionata accusa, portò al suicidio del deputato democristiano Carmine Mensorio? Nelle misure cautelari si potrà auspicare il rispetto per la persona e soprattutto la prudenza per evitare il senso del ridicolo?

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