L'ultima intervista è quasi un testamento: «È duro questo nostro mestiere, duro e pieno di soddisfazioni. Ma non consente errori. Di nessun genere». Una vita piena di sacrifici, vissuta pericolosamente. «Per arrivare si deve lavorare davvero sodo. Bisogna avere caratteristiche attitudinali non proprio diffuse. Non mi sento di scoraggiare i giovani: ma di metterli in guardia sì». Un sogno giovanile, quello delle Frecce tricolori. Ma più che da ragazzino, da adolescente. Era l'orgoglio della sua città, Ivo Nutarelli, il tenente-colonnello che era riuscito laddove molti avevano fallito, con la sua origine di figlio di un impiegato di banca. E dopo la pattuglia acrobatica, che succede ai piloti più spericolati del mondo? «Veniamo adibiti ad altri servizi nell'arma.
Molti comunque, non resistono alla lusinga di volare ancora ed emigrano verso pattuglie acrobatiche private, altri vanno a fare i piloti civili». Ognuno insomma sceglie la sua strada: Nutarelli però, non aveva «tradito»: era rimasto ancora tra le sue Frecce tricolori. Fino alla tragica morte di ieri.Federico Guiglia - 29 agosto 1988
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