La corte dei miracoli delle parti civili nei processi

Diverse associazioni e Ong hanno chiesto un risarcimento nel caso Open Arms per un totale di oltre un milione di euro

La corte dei miracoli delle parti civili nei processi
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Oltre un milione di euro è la richiesta di risarcimento danni di migranti, Ong e associazioni varie nello scandaloso processo Open arms al vicepremier Matteo Salvini. La dimostrazione che la trappola giudiziaria ordita dalla politica è anche una grande abbuffata per incassare non pochi denari. Anche se in realtà non si capisce bene a che titolo. I talebani dell'accoglienza spagnola di Open arms chiedono la modica cifra di 380mila dollari. Il legale ha sottolineato in aula che «è evidente il danno creato all'armatore umanitario, al suo equipaggio, alla sua funzionalità». Se Salvini fosse condannato ed i risarcimenti riconosciuti oltre al danno si aggiungerebbe la beffa di una Ong del mare che ci porta in casa i migranti illegali e alla fine incassa anche un bel gruzzolo se un ministro prova a fermarla difendendo banalmente i confini. A parte uno, nessun altro dei 147 sequestrati, che vivono in gran parte in Germania e Francia, è venuto a testimoniare al processo.

Gli avvocati di chi (non tutti) si è costituito parte civile chiedono dai 30mila ai 50mila euro di danni per ciascun assistito. Il gambiano Musa, che oggi ha 21 anni, l'unico a presentarsi in aula, vive in Italia dove ha studiato e trovato un lavoro oltre a una casa. In Libia ha subito torture e sevizie terribili per mesi, evidenziate dal legale, ma alla fine «i giorni di inferno» sono stati i 17 a bordo di Open Arms prima della sbarco come minore. Cinquantamila euro non si possono negare a Musa adottato dall'Italia.

La vera assurdità, che cozza con il semplice buon senso, è la corte dei miracoli delle parti civili, composta da una ventina di amministrazioni locali, Ong e associazioni varie, che puntano al grosso della torta. Non si riesce a capire a che titolo il Comune di Palermo sia parte civile quando il fattaccio è avvenuto dall'altra parte della Sicilia, davanti all'isola di Lampedusa. L'unica spiegazione è l'attivismo pro Ong dell'allora sindaco Leoluca Orlando, che conferma la matrice politica di questo processo. Ancora più assurda la richiesta di danni da parte della città spagnola di Barcellona, a 500 miglia dalla Sicilia, che avanza come diritto solo il fatto di essere la base di Open Arms.

Fra le Ong che non hanno avuto nulla a che fare con la vicenda, se non per l'odio politico contro Salvini, è parte civile pure Emergency, che fino al 2017 aveva come presidente Cecilia Strada oggi europarlamentare Pd. Anche Mediterranea di Casarini e soci, sotto accusa a Ragusa per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione illegale, chiede soldi. Ed è paradossale domandarsi a che titolo Legambiente e Arci, che dovrebbero occuparsi di tutt'altro, richiedano i danni a Salvini nel processo di Palermo.

Della corte dei miracoli fanno parte anche l'associazione Cooperazione Internazionale Sud Sud, i Giuristi Democratici, l'Osservatorio Antidiscriminazioni Noureddine Adnane e Accoglierete.

Tutti ammessi come parti civili, che puntano a spartirsi un milione di euro.

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