IL MANAGER 4 THOMAS INGELFINGER

«La chiamiamo Nivea all’italiana, d’accordo?» domanda Thomas Ingelfinger, amministratore delegato della Beiersdorf, la multinazionale tedesca che da cento anni produce la crema delle creme. Comincia così una surreale discussione linguistica sul celeberrimo brand.
Perché, voi in Germania come la chiamate?
«Noi mettiamo l’accento sulla e, Nivèa. Viene dal latino “nix-nivis”, più bianco della neve. Nelle scuole tedesche si studia molto il latino. Penso che il nostro amore per l’Italia cominci da lì».
Goethe diceva di amarci perché siamo il paese dei limoni…
«E il mare dove lo mette? Avete 8000 chilometri di coste, 5000 dei quali balneabili. Infatti il 62 per cento delle famiglie italiane conosce i nostri prodotti».
Scusi, ma la Nivea è una crema solare?
«No, quella nata nel 1911 è una crema generalista. Quando negli anni Trenta scoppiò la moda dell’abbronzatura, Nivea lanciò subito un olio solare. Forse siamo stati tra i primi a usare i filtri anti Uva e Uvb ma non nel prodotto dentro la scatola di latta blu».
A cosa serve la classica Nivea?
«Offre un’idratazione formidabile, ricostruisce il cosiddetto film idrolipidico della pelle».
Sapeva che molte donne la usano anche sui graffi delle borsette, mentre alcuni uomini la consigliano come lubrificante dei piccoli ingranaggi metallici?
«No, ma non mi stupisce: la Nivea ha diviso la vita della gente in prima e dopo. Infatti ogni anno vendiamo 150 milioni di vasetti blu. Il formato più venduto è quello da 150 ml, è presente in 96 mila negozi solo in Italia».
Siamo il vostro mercato più importante?
«Il secondo dopo la Germania. Dopo l’Italia vengono Francia, Usa, Gran Bretagna e paesi emergenti tipo Cina e Brasile».
Sa che in Cina adesso copiano anche i cosmetici?
«Ogni settimana troviamo uno stabilimento cinese che sta producendo sottocosto i nostri prodotti. Ormai oltre alla Nivea vera e propria ci sono 266 referenze tra cui i solari».
Lei è da sei anni in Italia con il compito di far conoscere un prodotto conosciutissimo, come pensa di procedere?
«Un terzo dei consumatori italiani non usa i filtri solari.

Il mio sogno è far capire che qui da maggio a ottobre bisogna usare la protezione anche in città. Come businessman dovrei pensare alle vendite, ma come persona penso ai tumori della pelle provocati dai raggi nocivi del sole».

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