Il Mao di Warhol era nascosto in cantiere

La riservatezza, generalmente, paga. In particolare se si possiedono e si tengono in casa dei capolavori, delle opere d’arte del valore di svariati milioni di euro. Ne sa qualcosa una nota collezionista ed ex gallerista milanese con casa nel Principato di Monaco. I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Monza ne custodiscono gelosamente l’identità, ma non negano che le chiacchiere della signora le siano state fatali. Qualcuno, infatti, saputo che la ricca donna, intima del pittore bolognese Giorgio Morandi, teneva appese ai muri della dimora di Montecarlo, oltre a cinque quadri del maestro-amico, una dozzina di opere firmate Andy Warhol, tra cui il famoso Mao Tze Tung, Fernand Léger, Balthus, Virginio Ghiringhelli, oltre a dipinti indiani e giapponesi del XIX secolo per un valore che sfiora i 3 milioni di euro, lo scorso marzo ha pensato che era venuto il momento di farle una «visitina» interessata. E, approfittando dell’assenza della signora, le ha svaligiato l’appartamento monegasco, facendo sparire tutte le tele.
Il 28 maggio scorso una pattuglia dei militari di Monza blocca un italiano di 46 anni e una romena in auto proprio all’ingresso dell’autodromo di Monza: sulla macchina viene trovato un Morandi del valore di circa 200mila euro. I due si giustificano: «È un regalo» sostengono. Ma non vengono creduti e subito scattano le indagini, grazie all’ausilio della banca dati delle opere d’arte da ricercare dell’Interpol, che portano i militari a scoprire che si tratta di un furto commesso fuori Italia e poi a indirizzare le ricerche nella giusta direzione. Ad Albenga, in provincia di Savona, vengono trovate, in un container vicino a scatoloni di creme, le altre opere d’arte nascoste all’interno di una valigia.
Nell’inchiesta sono coinvolte in tutto tre persone: l’italiano e il suo complice 50ennne e la straniera, una 36enne, tutti denunciati per ricettazione insieme al proprietario del container. Sono ritenuti dei «piazzisti», assoldati per collocare quel tipo di refurtiva così importante a degli acquirenti interessati. E ora i carabinieri stanno lavorando per arrivare agli autori del colpo.
«Non sono opere facili da vendere - ha spiegato il capitano Andrea Ilari, comandante del Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Monza -. Ciascun quadro è facilmente “tracciabile” grazie alle etichette sul retro, che documentano i passaggi di consegna e le esposizioni realizzate nelle più importanti gallerie europee, oltre alle dediche che gli stessi artisti scrivono dietro le tele. Probabilmente i quadri sono stati scelti anche per le loro piccole dimensioni che ne rendono facile il trasporto. Di certo hanno una valore artistico inestimabile».
Nonostante questi colpi miliardari in Lombardia nel 2010 i furti di opere d’arte sono calati, mentre sono aumentati i controlli e di conseguenza i recuperi di oggetti trafugati. Questo il positivo bilancio dell’anno passato fatto lo scorso gennaio dal nucleo di Monza dei carabinieri che si occupano della tutela del patrimonio artistico in Lombardia.
Rispetto al 2009, i beni trafugati nelle province lombarde (le più colpite sono rispettivamente Milano, Bergamo, Pavia e Cremona), sono passati da 1.112 a 859. I beni antiquariali, archivistici, librari e archeologici sequestrati e recuperati sono stati invece ben 1.164 per un valore di quasi 6 milioni di euro, ai quali vanno sommati 26 «falsi» tolti dalla circolazione per un valore di mercato di oltre 10,5 milioni di euro.

Un segnala positivo viene anche dal maggior numero di denunce di furto, che sono passate dalle 106 del 2009 alle 135 del 2010, di cui ben 76 sono state presentate da istituzioni religiose e 48 da privati cittadini.
Ad essere più colpite sono le chiese isolate dei piccoli centri delle Alpi e delle Prealpi lombarde.

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