Marc Jacobs punta tutto sulle sue teste calde

New YorkOtto minuti per stregare. La sfilata di Marc Jacobs in passerella l’altra sera a New York è durata quanto un cappuccino ingurgitato più che bevuto per fare prima, ma in quel breve tempo scandito da una musica fiabesca lo stilista ha saputo lanciare un’immagine semplicemente perfetta. Le modelle uscivano da una specie di castello incantato costruito dalla scultrice Rachel Feinstein e marciavano decise sulla passerella in discesa come un sentiero nella foresta. Tutte avevano in testa giganteschi cappelli in pelliccia con la stessa forma del cappello parlante di Harry Potter. Ai piedi indossavano le tipiche scarpe squadrate con la grossa fibbia luccicante dei puritani che nel XVII secolo accesero i roghi di Salem.
Inevitabile pensare alle streghe anche perché i modelli erano soprattutto cappotti e tailleur con mantelline e scialletti sulle spalle, severi nelle forme e scuri nei colori come si conviene ai personaggi più temibili delle favole, ma sempre con magici tocchi luccicanti nelle applicazioni in plexiglass oppure nei fili di lurex. «È una simpatica strega così potente che nemmeno i Padri Pellegrini sarebbero riusciti a buttarla nel fuoco» dice lo stilista nel backstage per poi aggiungere ridendo: «Anch’io sono una strega, sento certe cose nell’aria e non posso fare a meno di farle anche contro il parere di tutti». Non è dato sapere se con questa frase sibillina Marc Jacobs alludesse alla sua decisione di non assumere la direzione artistica di Christian Dior perché secondo lui l’alta moda è morta, meglio occuparsi di un marchio-simbolo del prét à porter come Louis Vuitton e delle linee che si chiamano come lui e sfilano sulle rive dell’Hudson. Di sicuro con questa collezione per il prossimo inverno l’immaginifico designer americano vince la partita della creatività. Anche da Donna Karan tutte le modelle indossano il cappello, un’ironica versione secondo i casi ingigantita o ridotta ai minimi termini del classico copricapo maschile consegnato al mito da Borsalino. Del resto l’intera collezione è un’ode alla donna che si veste da uomo con estrema femminilità come ha sempre fatto Marlene Dietrich. Grisaglie e gessati diventano quindi l’insolito materiale con cui la storica firma costruisce i suoi modelli in sartoria senza lesinare spacchi assassini e scollature abissali. Più riuscita la parte in cui Donna Karan torna ai suoi morbidi tessuti stretch così donanti e salvifici anche per chi non ha il corpo perfetto di una top model.
Deliziosa la collezione di Tory Burch ispirata dall’idea della ragazza di buona famiglia che s’innamora del disgraziato di turno. Così sui leggeri abitini in chiffon a vita alta nei classici toni del blu e del verde bottiglia compaiono lunghi e aggressivi guanti in pelle nera.

Sotto alle giacche bon ton i pantaloni sono talmente fascianti da rivelare tutte le curve del corpo. Strepitosi tutti gli accessori a cominciare dalle borsette dalle forme geometriche inquadrate dentro una cornice in finta tartaruga.

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