Marco Paolini rievoca la strage nazista dei disabili

Ausmerzen. La lingua tedesca ha la capacità di rendere duri anche i significati più dolci, e al contempo di mascherare dietro una spigolosità asettica quelli più terrificanti. Alle spalle dell’espressione «ausmerzen» (sradicare, estirpare) si entra nel secondo caso: la lunga ombra dell’Olocausto si distende, protetta da un suono monotono, quasi burocratico. Ecco perché così - evocando la sempre citata formula della «banalità del male» di Hannah Arendt - l’attore Marco Paolini ha voluto intitolare il suo racconto («per favore, non chiamiamolo spettacolo», chiede lui) atteso, sotto forma di programma, il 26 gennaio su La7. Alla vigilia della Giornata della Memoria, La7 affida a Paolini e a Gad Lerner la narrazione e il commento di Ausmerzen - Vite indegne di essere vissute, serata speciale in diretta (e senza interruzioni pubblicitarie) dedicata alle teorie dell’eugenetica applicate dal regime nazista nei confronti dei disabili e dei malati di mente. I nazisti, prima e durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1934 e il 1945, teorizzarono ed eseguirono la sterilizzazione e la successiva eliminazione di massa di queste categorie di esseri umani. Set del programma («che non ha aspirazioni di share, ma solo di qualità, e spesso su La7 si sono avuti entrambi», spiega Lerner) sarà l'ex ospedale psichiatrico milanese Paolo Pini: sarà da qui che prenderà forma una collaborazione tra teatro civile e giornalismo. Paolini esporrà un racconto, spiega, «frutto di due anni di ricerche, di incontri con testimoni e specialisti, una narrazione cruda e razionale. Faccio da cronista e non intendo indulgere in nessun rito della memoria», mentre Lerner farà seguire un dibattito «al modo delle mie vecchie trasmissioni Milano, Italia e Profondo Nord. Per capirci, non banalizzerò con un talk-show a poltroncine il lavoro di Paolini. Girerò armato di microfono tra un pubblico selezionato di un centinaio di ospiti. Perché la riflessione partirà dagli anni trenta, ma arriverà, da qui la scelta del Paolo Pini, alle realtà degli ex degenti dei manicomi e degli psichiatri che vi hanno operato. Ma anche a una riflessione su quelle società che, di fronte a una crisi come fu quella del ’29, si chiedono se sia giusto o meno tagliare i rami secchi, gli elementi superflui. Quando il direttore di rete Lillo Tombolini mi ha proposto il programma ho accettato subito, perché considero la collaborazione con Paolini un traguardo».

Infine, dal giornalista di origini ebraiche citato vergognosamente in una «lista di proscrizione» (insieme ad altri personaggi come il comico Gioele Dix e l'attore Luca Barbareschi) nel sito neonazista americano «Stormfront», fondato dall’ex leader del Ku Klux Klan Don Black, poche parole: «Non chiederò certo una scorta. Gente di questo tipo dimostra l’attualità del tema trattato. A volte anche gli imbecilli servono».

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