Un mare di firme sulle sponde del Mediterraneo

L’arte contemporanea di ventun Paesi propone il Mediterraneo come mare che abbraccia le differenze culturali che si affacciano sulle sue coste, accomunando valori e tradizioni a dispetto delle divisioni. La rassegna «Mediterraneo: a sea that unites», in corso all’Istituto Italiano di cultura di Londra, è organizzata con gli auspici del Parlamento Europeo e curata da Rossana Pittelli e Gabriele Magnani. Presenta una cinquantina di opere di trentasette artisti provenienti da tre continenti in un tentativo di dialogo fra i Paesi del «mare che unisce». Dipinti, sculture, disegni, fotografie, digital art e lavori sperimentali, alcuni di artisti affermati, altri che testimoniano della vitalità delle nuove scuole.
Presente fra gli altri Wijdan Al-Hashemi, la principessa reale ambasciatrice di Giordania a Roma, fondatrice ad Amman del museo di arte contemporanea, con Rashm 1, un rotolo a strati sovrapposti di carte nei toni del rosso e dell’azzurro fatte a mano su cui è trascritto a penna il poema omonimo di Charbel Dagher. Altro esempio di arte mediterranea che fonde tradizione e ricerca il Calligramma, inchiostro su pergamena, del tunisino Nja Mahdaoui, una coreografia stilizzata delle lettere dell’alfabeto arabo. La musica è il soggetto dell’israeliano State of consonance di Assa Ashuach, realizzato con il compositore Avshalom Caspi, che esplora il rapporto di armonia e dissonanza fra elementi nello spazio e nel tempo, riflesso del rapporto fra Paesi.


Se gli artisti dell’Europa orientale si cimentano in nuove espressioni di identità ritrovate, l’arte italiana punta sul riconoscimento internazionale con le fotografie di Mimì Mollica, il sottile paesaggio a olio Viareggio brucia di Lino Mannocci, e Manifestazione della forma di Gabriele Grossi, fotografo delle luci.
LA MOSTRA
«Mediterraneo». Londra, 39 Belgrave Square. Fino al 25 marzo.

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