Roma - Impedimento per motivi di salute. Il governatore del Lazio Piero Marrazzo è stato visitato stamani al Policlinico Gemelli di Roma. I medici hanno redatto un certificato, della durata di 30 giorni, che attesta lo stato di "forte stress psicofisico" di Marrazzo. Proprio oggi pomeriggio si è svolta la prima riunione di Giunta dopo lo scandalo che ha coinvolto il governatore. Marrazzo ha rimesso al ministero del Welfare le deleghe che gli spettavano in qualità di commissario della Sanità nel Lazio. Una volta accettate le dimissioni, il ministero dovrà nominare il nuovo commissario che, presumibilmente, sarà l’attuale subcommissario Mario Morlacco.
Giunta del Lazio sotto choc "Il certificato parla di 30 giorni di prognosi. E' stato fatto dal Policlinico Gemelli che è una struttura di un certo livello, che dovrebbe garantire anche Gasparri. Almeno me lo auguro". Così il vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino, in conferenza stampa dopo la giunta straordinaria riunita oggi, in riferimento al certificato medico che giustifica l’impedimento temporaneo del governatore Marrazzo. Per Montino "non ha senso fare tutte queste polemiche per 20 giorni in più o in meno. Se noi fossimo andati ad elezioni nel 2011 avremmo capito, ma siccome si vota a marzo...". Lo choc e il disorientamento provocati dallo scandalo erano tangibili in Regione. Gli assessori, riuniti per ore in assemblea, hanno deciso di delegare tutte le comunicazioni al vice presidente-reggente Esterino Montino, ma i loro volti tesi e le loro bocche cucite parlano chiaro.
Dimissioni di Marrazzo entro novembre "Le dimissioni sono nelle mani di Marrazzo. La Giunta non è in grado di dire quando arriveranno ma non c’è dubbio che non supereranno il mese di novembre", ha spiegatoil vicepresidente della giunta regionale del Lazio al quale è andata la reggenza. La giunta, che si è riunita oggi in seduta straordinaria, "ha preso atto - ha spiegato Montino - delle conclusioni del risultato della visita che Marrazzo ha avuto questa mattina al Policlinico Gemelli da cui è emersa la sua indisponibilità temporanea a svolgere le funzioni per motivi di stress psicofisico perchè quello che è successo lo ha provato fortemente. Il certificato parla di trenta giorni per poter riprendere l’attività". Trenta giorni che, ha proseguito Montino, "serviranno a Marrazzo per decidere quando consegnare le sue dimissioni, che dovrebbero arrivare quindi al massimo entro un mese".
Il Pdl: "No ai sotterfugi" "La sinistra continua a far finta di non capire", hanno dichiarato in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato. "I gruppi parlamentari del Popolo della Libertà - hanno, poi, proseguito - non hanno chiesto le dimissioni del presidente della giunta regionale del Lazio. Abbiamo sempre sostenuto che egli, se ritiene che ne sussistano le condizioni, può e deve andare avanti nel suo mandato. Se invece non ritiene che tali condizioni vi siano, deve dimettersi e consentire lo svolgimento delle elezioni il prima possibile. Non esistono terze vie, né si può ricorrere all’articolo 45 comma 2 dello Statuto della Regione Lazio, che in tal caso verrebbe attivato al solo scopo di rinviare la data delle elezioni, paventando impedimenti temporanei che qualcuno (un medico?) dovrebbe certificare anche in contrasto con l’evidenza dei fatti. Se si perseverasse su questa strada - hanno, infine, concluso Gasparri e Quagliariello - saremmo di fronte a un evidente abuso che non necessita di raffinati giuristi per essere ravvisato e denunciato come tale".
Di Pietro: "Si dimetta" "Marrazzo dovrebbe fare un ulteriore passo indietro: dia le dimissioni al più presto per evitare che la sua auto-sospensione venga interpretata dai cittadini come l’ennesimo papocchio politico". A fare questa richiesta al governatore del Lazio è il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. "I tempi perché le elezioni si svolgano insieme a quelle delle altre regioni ci sarebbero tutti - aggiunge il parlamentare - perché la legge consentirebbe ulteriori 45 giorni di tempo per andare alle urne, oltre quello normalmente previsto quando si è in presenza di dimissioni. Quindi non vedo quale sarebbe il problema. Ma senz’altro visto che ha fatto 30 faccia 31 - conclude Di Pietro - e si dimetta. Almeno si darebbe una conclusione chiara a questa vicenda".
Cosa dice la legge Tra poco scatterà l’istituto dell’impedimento temporaneo, breve e motivato, che permetterà di delegare tutti i poteri del presidente della regione Lazio. Poi arriveranno le dimissioni. Dal momento delle dimissioni dovranno passare al massimo 135 giorni in tutto prima di andare alle urne. Infatti ai 90 giorni di tempo per redigere i decreti per l’indizione dei comizi elettorali devono essere aggiunti 45 giorni che sono la condizione necessaria per darne notizia agli elettori con apposito manifesto. Rispettando questa tempistica e ipotizzando dimissioni immediate si arriverebbe al 7 marzo. Questo secondo l’articolo 5 della legge 2 del 2005 che prevede che nel caso di scioglimento del consiglio regionale, per dimissioni del presidente o morte o impedimento permanente, si procede all’indizione di nuove elezioni entro tre mesi. I 45 giorni che decorrono dopo i tre mesi sono disciplinati dall’art. 3 comma 6 della legge 108/68. La data a tutt’oggi proposta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni per le elezioni è il 28 marzo, ma deve essere ancora ratificata dal consiglio dei ministri. In ogni caso, "stabilire la data delle elezioni regionali non dipende dal governo - spiega D’Amato -, ma dal presidente della Regione o dal suo vice, così come accadde in Abruzzo ai tempi di Ottaviano Del Turco. E poi le Regioni che hanno un loro statuto, come il Lazio dall’11 novembre 2004, hanno potestà in materia elettorale".
Il gip: "Motivazioni secretate" Il gip del tribunale di Roma, Sante Spinaci, con un provvedimento ha vietato questa mattina la pubblicazione dell’ordinanza con la quale sabato ha convalidato il fermo in carcere dei quattro carabinieri della compagnia Trionfale accusati di aver ricattato il presidente del Lazio, sorpreso e filmato in un appartamento con un transessuale. Il provvedimento del gip è stato emesso in base all’art.114 del codice di procedura penale che vieta la pubblicazione anche parziale di atti coperti dal segreto fino al termine dell’udienza preliminare.
Intanto, i difensori dei quattro carabinieri, gli avvocati Mario Griffo e Marina Lo Faro, si preparano a chiedere la scarcerazione dei loro assistiti presentando un ricorso al tribunale del Riesame. Questa mattina i crabinieri del Ros hanno incontrato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, capo della procura distrettuale antimafia di Roma, per fare il punto sullo stato delle indagini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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