Non che tutti gli italiani siano smemorati come DAlema, per carità. Anzi. Solo che quando si parla di casa, quando si maneggiano contanti o assegni per pagare affitti, compromessi e rogiti occorre essere chiari, precisi e documentati. Al contrario è meglio non fare i moralisti. Altrimenti si finisce imbufaliti al Maximo e si cerca di azzannare linterlocutore. DAlema faceva avantieri sera il moralista a Ballarò per la vicenda Scajola e si era dimenticato del suo misero affittino che lo trascinò nellinchiesta Affittopoli del nostro giornale. Ezio Mauro integerrimo direttore dellintegerrima Repubblica, che il moralista continua a farlo a ogni piè sospinto, specie quando parla di evasione fiscale o di Berlusconi, tanto per citare due temi che gli sono cari, si dimentica spesso e volentieri di quel suo atticuccio ai Parioli per il quale versò in nero 850 milioni di vecchie lirette. Una distrazione certo, senza dubbio una distrazione che lo ha aiutato a risparmiare un bel po di quattrini sulle tasse. Ma, suvvia, signor Ezio, perché farla cadere nelloblio? Perché passarci sopra con un tratto della sua arguta penna? Quindi anche per rendere un servizio ai lettori gliela ricordiamo noi. È una storia di dieci anni fa, tutta documentata nei dettagli dallallora direttore del Tempo Franco Bechis. Una storia che val la pena di venir raccontata ancora una volta e che comincia con Alberto Grotti, vicepresidente dellEni, coinvolto nello scandalo Enimont e per questo motivo arrestato e incarcerato. Tornato in libertà Grotti vede un giorno un articolo di Repubblica che considera diffamatorio. Pensa di far causa ma non ha i soldi. Così li chiede allanziana madre che, per aiutarlo, decide di mettere in vendita una casa che ha al quartiere Parioli di Roma. Un appartamento su due piani. Al quarto un ampio salone, cucina, tre camere e terrazzo. Al quinto due camere, un soggiorno-veranda, bagni e studio. Bene. Come acquirente si fa avanti Ezio Mauro cui sta benissimo il prezzo convenuto di 2 miliardi e 150 milioni di lire ma che versa alla venditrice una cospicua parte della somma, per la precisione 850 milioni di lire, in nero e tutti in assegni da venti milioni (tranne uno da dieci, ovviamente) che firma di suo pugno. In tal modo, se vogliamo puntarla sul surreale, Ezio Mauro fornisce a Alberto Grotti i soldi per intentare una causa contro Repubblica. Ma il surreale non è in questo caso il nocciolo del problema. Il nocciolo del problema è la reale incoerenza, linconcepibile spudoratezza del direttore duro e puro di un giornale duro e puro come Repubblica.
Un direttore che, con una mano firma editoriali in cui chiede a Silvio Berlusconi se «si sente soggetto alle leggi civili e morali del nostro Paese» e in cui preconizza preoccupato che «sullevasione fiscale ci giochiamo il futuro del Paese» e con laltra firma o perlomeno ha firmato decine di assegni in nero per perfezionare lacquisto del suo modesto appartamentino romano. Curioso, no? Talmente curioso quellepisodio oscuro, anzi nero nella luminosa carriera dellintegerrimo direttore che, con gli anni, è diventato di dominio pubblico.
E tutti se lo ricordano bene. Tutti tranne lui, Ezio Mauro. Luomo che di solito non si scorda mai nulla e che si sente in dovere e in diritto di fare il moralista. Un po come Massimo hopersolestaffe DAlema.
Sapete che cosa sarebbe divertente fare a questo punto della storia? Girare al signor Ezio non proprio dieci domande come quelle che lui ha voluto insistentemente fare al Cavaliere ma almeno «qualche» domanda.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.