Mbda, in vista tagli soprattutto in Italia

Andrea Nativi

da Milano

Si preparano tempi duri per Mbda, la società missilistica europea controllata al 37% da Bae Systems, al 37,5 da Eads e al 25% da Finmeccanica. Secondo l'amministratore delegato, Marwan Lahoud, sarà indispensabile procedere a una drastica ristrutturazione, che comporterà anche la chiusura di almeno un terzo dei siti produttivi e una riduzione della forza lavoro di almeno il 10% dei 10.650 dipendenti. La scure potrebbe in particolare abbattersi sulle attività italiane, dove apparentemente sono individuate le aree maggiormente critiche. Una volta completato l'efficientamento, da condurre in porto possibilmente entro la metà del prossimo anno, si potrà procedere ad una maggiore integrazione delle attività italiane con quelle francesi, britanniche e con quelle, neo acquisite, tedesche. In realtà le cose a Mbda non vanno così male: il fatturato 2005 è stato di 3,2 miliardi nel 2005, in crescita del 3% rispetto all’esercizio precedente, il margine operativo è salito al 7,3% (più 14% rispetto al 2004) e sono stati raccolti nuovi ordini per 2,1 miliardi di euro. Tuttavia Mbda non rivela se è finalmente in grado di produrre utili ed è evidente come il flusso di nuovi ordini non sia neanche pari al fatturato. Ecco perché il portafoglio ordini è sceso a 12,4 miliardi di euro rispetto ai 13,5 miliardi dello scorso anno. Ed Mbda prevede ancora quattro anni di vacche magre. Tuttavia l'insistenza sulle attività italiane potrebbe essere legata al desiderio espresso da Eads, Noel Forgeard, di acquistare da Finmeccanica il 25% in Mbda.

È prassi comune disprezzare ciò che si vuol comprare. Finmeccanica a suo tempo dovette spendere parecchio per arrivare al 25% in Mbda e non è certo disposta a svendere, specie in un settore strategico come la missilistica.

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