Come sempre le famiglie malavitose che si occupano di traffico di stupefacenti a livello internazionale (che per i mafiosi significa quasi esclusivamente cocaina, ancora la più richiesta sul mercato) mettono in piedi strutture capillari e organizzatissime, nella quali nulla è lasciato al caso, i guadagni sono enormi e nessuno si fa la guerra perché a nessuno conviene. Non fa eccezione quella che gli investigatori della squadra mobile di Milano e del Nucleo di polizia tributaria di Milano e Bologna, coordinati dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) non esitano a definire una vera e propria joint venture, cioè una sorta di accordo e di collaborazione societaria creata dagli appartenenti a famiglie calabresi e siciliane, ndranghetiste e mafiose, attive sul territorio milanese da oltre 20 anni e che non hanno esitato, per concludere i loro sporchi affari di traffico di stupefacenti, a legarsi ai cartelli colombiani. Nel dettaglio ieri sono state arrestate 49 persone (14 di queste ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite in carcere, ndr) accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, estorsione, lesioni personali, intestazioni fittizie di beni, detenzione di armi clandestine, simulazione di reato. In particolare i malavitosi si erano accordati per far arrivare nel 2008 in Calabria e a Milano un carico di 600 chili di cocaina partiti da Panama City, operazione poi non andata a buon fine.
In realtà i reati di cui sono accusati a vario titolo i destinatari delle ordinanze sono stati commessi tra il 2005 e il 2009. La squadra mobile è partita, proprio nel 2005, dalle scarcerazioni di Luigi Bonanno e di Ugo Benito Martello, tenuti docchio perché referenti delle famiglie siciliane legate al boss Salvatore Lo Piccolo. Un viaggio a Palermo di Bonanno conferma agli inquirenti la volontà dei mafiosi di riaffacciarsi sul mercato del traffico di droga e di utilizzarlo per la riattivazione dei canali. Bonanno, tra gli altri, contatta Martello, che invece è il referente dei fratelli Francesco e Sabino Pellegrino di Milano.
Dopo mesi di trattative, nellaprile 2008 le famiglie organizzano limportazione dei 600 chili di cocaina da Panama City. Lintermediario è Antonio Saccinto, cugino dei fratelli Pellegrino che parla benissimo lo spagnolo e si muove con abilità tra Italia, Sudamerica e Spagna. È lui a raccogliere acconti per 500mila euro dalle famiglie mafiose e ndranghetiste, nonché dai trafficanti milanesi, durante incontri in un self service e in un bar milanesi, rispettivamente nella centralissima via Camperio e a Baggio, in via Fratelli Zoia.
Tra i maggiori finanziatori dellaffare ci sono gli esponenti della nota famiglia sarda Puddu, molto attivi sul fronte del traffico di droga a Milano ma anche semplici imprenditori edili, come i fratelli Pietro e Nunzio Paolo Bungaro, arrestati ieri, che si prestavano a far transitare il provento del traffico di droga sui conti (un centinaio) delle loro società milanesi, la Edil 2000 srl e la Pieredil Immobiliare: il denaro veniva poi in parte reinvestito in droga e in parte investito nella compravendita di immobili.
Sempre ieri gli investigatori hanno sequestrato beni per un valore di circa 50 milioni di euro. Tra questi una villa con piscina nel cagliaritano dei Puddu, nonché 40 vetture, tra cui una Ferrari Modena.
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