«Allimprovviso questestate abbiamo capito che stava succedendo qualcosa dimportante».
Cosa?
«La nostra unità mobile diurna - che con la città vuota per ferie solitamente non fa interventi - si spostava 10-15 volte al giorno da una parte allaltra della città per segnalazioni di clochard. Subito abbiamo pensato che la sensibilità della gente era aumentata. Ma che anche il numero di mendicanti e senzatetto doveva essere in crescita esponenziale. Infatti era proprio così».
Padre Clemente Morigi è unautorità a Milano in materia di accoglienza, integrazione, aiuto e assistenza. Dirige la onlus Fondazione Fratelli di San Francesco dAssisi, un colosso nel mondo del volontariato che gestisce giornalmente, grazie agli oltre 500 volontari di cui 100 sono medici, 3.500 presenze. Nella centralissima via Bertoni, accanto alla chiesa di SantAngelo (zona Moscova) ci sono lambulatorio (con annesso studio dentistico), il segretariato sociale di presa in carico delle persone, lo sportello del lavoro, le comunità per minori, la scuola ditaliano per stranieri, il servizio custodi sociali con assistenza e telefono amico per anziani. La mensa - la cui coda raggiungeva quella dellufficio immigrazione della questura di via Montebello rischiando di confondere due realtà che hanno già tanti elementi in comune - è stata spostata in via Saponaro, al Gratosoglio. Un edificio regalato alla fondazione dal Comune allinizio del mandato Moratti. «Guardi che quando ce lo diedero era fatiscente, lo abbiamo dovuto sistemare tutto. A nostre spese».
Il suo è un punto di vista di valore per avere il polso della situazione dei senzatetto. Ci spieghi quindi cosa è cambiato a Milano in questi ultimi mesi?
«Ci sono molti più clochard, non cè dubbio. I 750 posti letto delle tre case, ex Ferrovie dello Stato, che gestiamo in zona Scalo Romana, sono sempre tutti occupati. Noi siamo rimasti aperti tutta lestate e posso affermare con certezza che la presenza di mendicanti e bisognosi è aumentata quasi del 20 per cento».
Chi sono questi clochard?
«Beh, solo noi, come Fondazione San Francesco, da questestate abbiamo più di 120 richiedenti asilo. La maggior parte li abbiamo trovati in zone ferroviarie, come la Centrale, ma anche lo scalo di Greco, alla stazione di Lambrate e Garibaldi. Addirittura ci sono arrivate segnalazioni di mendicanti e bisognosi che si nascondevano negli scantinati di alcuni ospedali cittadini».
Chi sono i nuovi poveri?
«Gli anziani. Anche quelli autosufficienti non riescono più a tirare a fine mese: portiamo loro i sacchetti di viveri che si possono cucinare in casa. Poi i padri separati di bassa soglia: lassegno per la ex moglie e i figli li dissangua. Per un po dormono in macchina. Poi ci chiedono ospitalità perché non riescono a tirare avanti a quel modo. Poso dire una cosa?»
Prego.
«Questi padri di bassa soglia, gli ex detenuti che dormono per strada o i minori stranieri che provengono da paesi in guerra o con problemi politici - come lAfghanistan, lEgitto, il Kossovo e lIraq - e che sono veramente in aumento a Milano, se non vengono supportati da una terapia di sostegno o accompagnati in un cammino di speranza, sono destinati tutti a diventare clochard».
Ma lintegrazione, soprattutto per gli stranieri, fino a che punto è possibile?
«È un percorso difficile. I dati del 2010 ci dicono che il 33 per cento dei nostri assistiti si è integrato.
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