Il mercato comincia in panchina con l’incrocio Spalletti-Prandelli

Non stupitevi se, a partire dalla prossima estate, Spalletti allenerà la Fiorentina e Prandelli ritroverà la Roma dopo averla lasciata nel 2004 per stare vicino alla moglie. Alla conclusione del quarto anno di convivenza, entrambi sono alle prese con i tormenti tipici del settimo anno di matrimonio. Cosa volete: il calcio logora più della vita, e non c’è Cynar che possa attenuarne il logorio. L’uno e l’altro vivono in fibrillazione quest’ultima parte della stagione. In Italia solo Ancelotti siede sulla stessa panchina da otto anni, ma anch’egli guarda altrove, per la precisione a Madrid dove spera di costruire un grande Real.
Luciano Spalletti, che ha mancato per un rigore la qualificazione ai quarti di Champions League, fatica a riagganciare l’Europa dopo la pessima partenza: cinque sono attualmente i punti di distacco dal quarto posto del Genoa. Ma ciò che pesa sul suo futuro è la dicotomia con Totti di cui non condivide né il ruolo di leader né la posizione in campo. Un malessere vecchio di mesi. Altrimenti il tecnico di Certaldo non avrebbe pensato lo scorso giugno di lasciare la Roma e addirittura di passare un anno sabbatico. Poi ci ha ripensato. Ma i problemi sono rimasti. A suo parere il capitano non è più in grado di essere il terminale dell’attacco per via dell’età e soprattutto degli acciacchi. Meglio che giochi da seconda punta, come fece benissimo al Mondiale vinto in Germania. Lui avrebbe voluto un centravanti vero, invece ha ricevuto in sorte dalla società due trequartisti come Menez e Baptista. In una recente intervista ha detto: «Totti al centro del nuovo progetto? Dovremo parlarne». Solo in un secondo momento ha corretto il tiro augurandosi di avere il Pupone in grande spolvero. Di sicuro però non vuole sentirsi ostaggio di situazioni predeterminate al momento di impostare modulo e formazione. Ecco perché a fine campionato potrebbe salutare la Capitale e incrociare il suo destino con quello di Prandelli.
Il tecnico viola, benché si trovi ad appena due lunghezze dai preliminari di Champions League, fatica a ripetere le tre stagioni precedenti. Dove la sua Fiorentina, punti alla mano, è sempre rientrata fra le prime quattro della classifica. In più ha mancato, anche lui alla lotteria dei rigori, l’accesso all’ultima finale di Coppa Uefa. Bene, benissimo, direte. Ma quest’anno il gioco latita.
In più occasioni i viola hanno dovuto ringraziare Santo Frey per i miracoli compiuti. A centrocampo la squadra è vulnerabile. Il suo modulo non è pienamente condiviso dai tifosi viola, e non solo, che lo criticano di soppiatto. Gli vogliono troppo bene per alzare la voce.

È però evidente che il tecnico non ha sfruttato appieno i rinforzi arrivati da una campagna acquisti costata 50 milioni. È come se la macchina si fosse inceppata, forse per usura. Niente vieta, in definitiva, che lui e Spalletti si scambino le panchine. Potrebbero essere contenti tutti fino a prova contraria.

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