«La messa del Concilio va corretta»

Il ministro della liturgia: serve un passo indietro

da Roma

Il rito preconciliare «non è fuorilegge» e molti giovani preti oggi lo celebrano. La riforma liturgica voluta dal Concilio necessita di «una correzione»: «non è mai decollata» e le sue due principali novità, l’altare girato verso il popolo e l’abolizione del latino, «non si trovano nei testi del Vaticano II». Sono parole che pesano quelle pronunciate dall’arcivescovo Albert Ranjith Patabenge Don, segretario della Congregazione del culto divino. Un prelato cingalese amico di Ratzinger, che il Papa ha voluto nominare nel dicastero che si occupa di liturgia.
Ranjith ha rilasciato nei giorni scorsi un’intervista al quotidiano francese La Croix e ha spiegato come le discussioni e le divisioni sulla liturgia siano un fenomeno occidentale: «In Asia - ad esempio nello Sri Lanka, il mio Paese - ogni persona, qualsiasi sia la religione che professa, è convinta che l’uomo ha bisogno di essere elevato verso l’aldilà… Questo non lo si può fare abbassando il senso del divino al livello dell’uomo, ma al contrario, cercando di innalzare l’uomo al livello soprannaturale». Dunque la liturgia non va banalizzata, ma deve invece introdurre l’uomo nel mistero.
«Non si tratta - ha spiegato l’arcivescovo - di essere anticonciliari o postconciliari né conservatori o progressisti. Io credo che la riforma liturgica non sia mai decollata». I cambiamenti, ha precisato Ranjith, vanno introdotti «in maniera organica, tenendo conto della tradizione, e non in modo precipitoso», lasciando ben intendere, in questo modo, il giudizio negativo sulla fase applicativa della riforma, che ha cambiato radicalmente la messa cattolica in pochissimi anni.
Oggi le grandi discussioni in materia liturgica vertono attorno alla lingua da usare (le lingue nazionali o il latino) e la posizione del sacerdote, rivolto verso il popolo o rivolto insieme al popolo verso Dio, ha spiegato Ranjith. «Ebbene - ha continuato - in nessuna parte della costituzione conciliare sulla liturgia si dice che il prete debba essere rivolto verso il popolo né che gli sia proibito l’uso del latino. Su questi punti noi attendiamo che il Papa ci dia delle indicazioni».

Ranjith è oggi certamente il più stimato collaboratore di Benedetto XVI in questa materia e le sue affermazioni significano che Ratzinger è in procinto di emanare qualche disposizione in proposito, liberalizzando l’antico rito.

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