Messina: "Promuoviamo il turismo dei concorrenti"

La lunga filiera della nautica. Anzani (Assarredo): «Su navi da crociera e grandi yacht la firma dei nostri artigiani»

Messina: "Promuoviamo
il turismo dei concorrenti"

«Siamo semplicemente un Paese di autolesionisti». Rosario Messina, patron della Flou e vulcanico presidente di Federlegno-Arredo è un fiume in piena. «Giro il mondo da 50 anni, ma ricordo che già nell’86, in Giappone, mi dicevano: ma perché voi in Italia siete così? Così come, risposi. Ma chiaro, autolesionisti. Sì, insomma, siamo bravissimi a farci del male da soli». Messina non ha digerito, come altri, l’arrembaggio estivo ai megayacht: «Non c’era bisogno di tutta quella spettacolarità. Impariamo dai tedeschi... Hanno “comprato” qualche file di una banca e sono andati a prendere gli evasori, uno ad uno. Ma la nostra polizia tributaria non agisce così solo con gli yacht. Prenda le aziende dove i controlli sono improvvisi, arrivano in dieci o in venti, bloccano le entrate dello stabilimento per giorni». Messina si scalda e rincara la dose: «I controlli sono legittimi. Ma mi spiega perché in Germania piuttosto che in Australia ti telefonano prima e ti chiedono quando possono venire a controllare la tua azienda?». [/TESTO]Intanto anche il settore guidato da Rosario Messina sconta gli effetti della crisi: «Il nostro - continua - è un comparto che viaggia in parallelo con quello nautico. Centinaia di nostre aziende lavorano per i cantieri, a cominciare dagli arredamenti delle grandi navi da crociera fino al più piccolo degli yacht. Non sono certo io a scoprire l’altissima qualità di questo tipo di arredamenti, il lusso, le rifiniture, frutto dell’ingegno e della creatività dei nostri maestri artigiani, molto simili ai liutai che fanno i violini. Davvero un artigianato di altissimo livello che il mondo ci invidia. Non c’è yacht al mondo che non venga fatto in Italia». Dall’arredamento di lusso «fatto di una manualità incredibile», Messina torna di botto sull’estate calda che ha visto la grande fuga dei megayacht dai nostri porti. «Anche il turismo soffre, siamo realisti - aggiunge - Un anno fa a Milano ho sentito parlare di investimenti in sinergia con Francia e Spagna per promuovere il turismo, anche da diporto. Mi sa tanto che noi facciamo promozione per conto terzi se è vero, come è vero, che poi i turisti prendono altre strade...». Pessimista. Se non fosse simpatico, diremmo spietato nella sua analisi. «Macché spietato, dico la verità. In Francia e in Spagna hanno dimezzato le tariffe die ristoranti e degli alberghi. Se continuiamo con queste politiche faremo la parte dei missionari che portano farina al mulino dei nostri concorrenti». Il presidente ne ha per tutti: «Ho sentito proclami, promesse di una Pubblica amministrazione finalmente efficiente, di una burocrazia dal volto umano e di tante altre belle cose che farebbero bene al nostro Paese. Poi più nulla, non se ne parla più». Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Anzani, amministratore delegato di Poliform e presidente di Assarredo. «Prevedo - dice - che la crisi durerà ancora qualche mese, ma c’è finalmente una ventata di ottimismo. La grande lezione l’abbiamo capita tutti e, infatti, stiamo tornando all’economia reale. Se penso che siamo partiti dalla bolla immobiliare per poi finire nel vortice Lehaman... Lasciamo perdere. Si stava davvero esagerando, tutto facile, euforia, ubriacature da boom». Anzani, come del resto Messina, batte il chiodo sui nuovi mercati, Brasile in testa, anche se, dice, «c’è un discreto recupero negli Usa, Regno Unito e Russia. Ma parla delle aziende di Assarredo, dei suoi artigiani che lavorano per la filiera nautica. «I nostri artigiani - sottolinea con orgoglio - sono in realtà l’eccellenza dell’intero comparto. La loro creatività è incredibile, per tacere dell’alta professionalità della manodopera impiegata nei laboratori. Per questo, oltre a case e ville, arrediamo anche yacht e navi da diporto. A cominciare dalle grandi navi da crociera.

Come la nautica, siamo un settore a «bassa protezione» politica. Mi creda, sarebbe il caso - e ne varrebbe la pena - essere più ascoltati a Palazzo. Rappresentiamo o no un pezzo di made in Italy nel mondo?».
AR

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