«Mi diceva: se gridi ti ammazzo... Poi sono riuscita a incastrarlo»

Il racconto della donna violentata a Baggio. La Polfer acquisisce i filmati di una telecamera Atm

«Diceva di volermi ammazzare: “Se tenti di ribellarti e gridi ti ammazzo”. Poi rideva forte. Come per sdrammatizzare quanto aveva appena detto. Quando l’ho incontrato al capolinea dell’autobus, a Baggio, mi sembrava un tipo normale. Ha cominciato a parlarmi perché ha capito che non conoscevo la zona. E abbiamo iniziato a camminare perché io gli ho spiegato di aver sbagliato mezzi nel tentativo di andare a trovare dei parenti, quindi di essermi persa. L’ho seguito convinta mi conducesse verso una fermata della metropolitana...».
I filmati della telecamere della zona di Baggio acquisiti dalla Polfer confermano «la passeggiata» di cui parla, nei verbali, l’insegnante pugliese di 25 anni appena giunta in città dopo aver vinto una cattedra a Monza e che è stata violentata più volte martedì pomeriggio da un romeno di 36 anni, Costantin Zamfir, ora arrestato con l’accusa di sequestro di persona e violenza sessuale. I poliziotti devono la sua cattura esclusivamente a lei, alla vittima dello stupro. A questa coraggiosissima giovane donna che è riuscita a raccogliere tutto il suo sangue freddo e, dopo essere stata violentata, ha trovato il modo di incastrarlo. Il romeno, con una scusa l’aveva probabilmente convinta a seguirlo. Poi con la forza era riuscito ad abusare di lei in una cascina diroccata. Lì la brutta storia sarebbe potuta finire. Invece no. La ragazza ha trovato il coraggio di far finta di nulla: ha seguito il suo carnefice nel percorso al contrario, sui mezzi pubblici fino alla stazione Centrale e salutandolo ha poi chiesto e ottenuto il suo numero di telefono. Una strategia precisa, nonostante lo choc. A quel punto infatti ha fermato un gruppo di agenti in divisa, si è fatta portare alla Polfer e lì ha raccontato dello stupro e descritto il suo aggressore. Quindi si è sottoposta agli accertamenti clinici alla Mangiagalli (che hanno confermato lo stupro) e ha collaborato con gli investigatori. Il giorno dopo ha richiamato il suo stupratore, gli ha dato appuntamento sempre in stazione per il pomeriggio (mercoledì) dove, però, si è presentata con i poliziotti che lo hanno arrestato.


«È stata durissima ostentare coraggio e freddezza - ha ammesso la donna -. Avrei voluto scappare, gridare. Ma avevo paura che quell’uomo mi ammazzasse: era più alto e forte di me. Così mi sono fatta forza: era l’unico modo per fargliela pagare. Più tardi».

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