"Io sono una di quelle le cui foto sono nella 'bibbia'. E volevo raccontarvi la mia storia". Ci contatta così Veronica, nome di fantasia di una delle ragazze coinvolte nell'enorme archivio online di immagini e video pornografiche e pedopornografiche. Nelle sue parole si percepisce il desiderio di rivalsa, forse anche di vendetta. Ma senza cattiveria.
"Tutto è partito questo gennaio - racconta - quando un account nominato 'camino di pietra' pubblica in un gruppo segreto di Facebook alcune mie foto e il mio nome. Comincio così a ricevere centinaia di richieste di amicizia online. Poco dopo ho scoperto che qualcuno aveva crackato il mio computer". Ottenendo l'accesso alle sue foto personali. "Le avevo fatte con il mio ex ragazzo - aggiunge - ma nessuno poteva vederle e di certo io non le ho mai inviate a nessuno"
Conoscevi chi ti ha rubato quelle foto?
"Non direttamente, si presentava con un profilo Facebook falso. Ma lui conosce me: ha voluto farmi un enorme dispetto".
Di cosa ti minacciava?
"Di rovinarmi la vita, se non avessi acconsentito a divetare sua".
Che cosa hai provato quando hai scoperto che quelle foto erano diventate pubbliche?
"All'inizio paura. Poi il terrore si è trasformato in rabbia: solo così sono riuscita a reagire".
Le immagini, però, sono diventate famose nel tuo paese...
"È stato il momento peggiore. Grazie al cielo chi mi conosce sa chi sono veramente, ma è stata una bella botta".
Poi è arrivata "la bibbia". Cosa hai provato?
"Vergogna pura...Di casini nella mia vita ne ho fatti tanti, ma questa è stata davvero la cosa peggiore che mi potesse capitare".
L'uomo che ti ha rubato le foto potrebbe essere lo stesso che ha creato "la bibbia"?
"Secondo me è stata creata da altre persone, come gli amministratori dei gruppi Facebook "welcome to favelas" a "#acazzzoduro" ecc..Le foto che circolano all'interno dei questi gruppi, condivise da ex fidanzati vendicativi, maiali e pervertiti, sono le stesse presenti nelle cartelle della 'bibbia'. Ho parlato con uno degli amministratori di welcome to favelas...è ai domicialiari".
Tu allora hai sporto denuncia. Ma non ha portato a buoni risultati...
"Sono passati quattro mesi da quando sono andata dalla poilizia postale. Ma non hanno ancora concluso nulla. Io in 4 mesi potevo gia essere morta".
Quindi la polizia era già da tempo a conoscenza della "bibbia 3.0"?
"Lo ha saputo quando sono andata a denunciarlo. Quanto ci vuole a scoprire il colpevole? Io voglio sia punito".
Secondo te perché non sono intervenuti?
"Mi hanno risposto che sono maggiorenne, che se c'erano minorenni era diverso. Così mi sono messa a cercarle e gli ho portato le prove di ragazze minori nella "bibbia". Ma la risposta è stata la stessa: 'Ci vuole tempo'. Mi viene una rabbia...perche senti: sono daccordo che ci siano ragazze a cui va bene essere li sopra, ma chi ruba file personali non può passarla liscia. Sono persone pericolose: quante bimbe si uccidono per scandali simili?"
Pensi che ilGiornale.it abbia fatto bene a scrivere questi articoli?
"Il fatto che vi stiate muovendo per me è una soddisfazione. Grazie. Perche non tutte le ragazze sanno di essere finite nella 'bibbia'. Forse riusciamo a smuovere qualcosa".
Grazie di tutto.
"Una sola richiesta":
Dimmi.
"Non nominarmi nell'intervista. È già abbastanza difficile così".
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