Dopo gli abusivi Aler ora Pisapia accoglie pure i rom irregolari

Le baracche di via Bonfadini sono andate a fuoco e per i 120 nomadi è stata fatta intervenire la protezione civile. E i milanesi in difficoltà?

Dopo gli abusivi Aler ora Pisapia accoglie  pure i rom irregolari

Il 6 aprile, dopo l’occupazione dell’assessorato alla Casa di via Larga con la complicità dei ragazzi del Cantiere, gli abusivi (ma non tutti indigenti) sgomberati dalle abitazioni popolari di via Pastronchi, a San Siro, erano stati ospitati dal Comune di Milano in albergo. Ieri tutte e 4 le famiglie interessate dallo sgombero (nonostante solo una fosse in lista perché con i requisiti per aver diritto a una casa dal Comune), finito il soggiorno in hotel, sono state sistemate in abitazioni del volontariato sociale. «Si tratta di un vero e proprio sistema che ci porterà a una marea di occupazioni abusive - commenta il vice presidente del consiglio comunale Riccardo De Corato -. Tutto a scapito dei 33mila che sono regolarmente in lista d’attesa per la casa del Comune».
Il dubbio, in effetti, resta. Sempre ieri, infatti, secondo un piano di sistemazione progettato ad hoc, il sindaco Giuliano Pisapia, insieme agli assessori comunali Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali) e Marco Granelli (Sicurezza), hanno deciso di dare alloggio anche ad altri abusivi. Si tratta naturalmente dei 120 rom del campo di via Bonfadini-Sacile, nel quale un terzo delle baracche erano andate distrutte nell’incendio del 4 aprile e che il rogo di domenica sera ha definitivamente raso al suolo. Dopo aver dormito per una notte negli spazi comuni della casa della Carità di via Francesco Brambilla e alla Ceas (Centro ambrosiano di solidarietà) di viale Marotta, ora i 44 di questi nomadi (19 minorenni e una donna incinta) hanno accettato di essere ospitati in strutture della Protezione civile e del volontariato. E tutti gli altri, circa ottanta persone? Con ogni probabilità tenteranno di tornare nell’insediamento di via Bonfadini, giudicato ormai «invivibile» dagli stessi amministratori. Che dovranno chiuderlo a breve. «Il campo presto andrà chiuso, per noi è indispensabile e non discutibile» avevano dichiarato all’unisono Granelli e Majorino davanti alle macerie il 4 aprile. Difficile che ora, alla luce di questo secondo rogo, possano rimangiarsi una simile promessa.
In questo senso ha le idee molto chiare il leghista Stefano Bolognini, assessore alla sicurezza della Provincia. «Altro che “rintracciare i responsabili e pensare a un piano di integrazione“ per i rom, Pisapia dovrebbe fare una sola cosa: sgomberare. O forse per farlo aspetta che da un incendio come quello di Bonfadini ci scappi il morto? - ha detto ieri Bolognini -. Si tratta di un accampamento abusivo, quindi non ci si può neanche nascondere dietro la motivazione che è un campo regolare. Doveva essere chiuso entro la fine del 2011 e questo non è stato fatto. In ogni caso non è tollerabile che delle persone vivano in condizioni precarie e in totale mancanza di igiene. Sono aree occupate da gente che per vivere ricorre a espedienti criminali o si dedica all’accattonaggio. Non a caso da qualche mese è aumentata la percezione d’insicurezza dei cittadini: Milano si sta popolando di nomadi».


Intanto c’è un punto fermo: secondo le verifiche dei vigili del fuoco quello di domenica sera non è stato un incendio doloso. Per come era organizzato il campo - bombole, cavi elettrici un po’ dovunque, allacciamenti esterni di vario genere - infatti, secondo i pompieri l’evento accidentale aveva più di una possibilità per verificarsi.

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