Battiato e Taylor accendono l’Arcimboldi

GRANDI CONCERTI La settimana musicale. Oggi e domani tutto esaurito per il ritorno del cantautore catanese. Venerdì l’icona del folk made in Usa

Battiato e Taylor accendono l’Arcimboldi

Milano spalanca le porte a due grandi autori (prima ancora che cantautori) che da molto tempo considera vecchi amici: alludiamo a Franco Battiato e James Taylor, così diversi e, per certi versi, così simili. Simili nella discrezione e saggezza con cui gestiscono, ad esempio, il proprio successo artistico, che prosegue imperterrito da molti decenni. Simili anche nell'aver legato a sé, con assoluta onestà musicale, un pubblico che definire fedelissimo è poco. Diversi, poi, per innumerevoli motivi, primo dei quali è l'approccio alla musica: confortevole, non spiazzante per la propria gente, a suo modo «conservatore», quello dell'americano James Taylor; irrequieto, talvolta criptico e provocatore, alternativamente complesso (ad esempio, la recente «Telesio», opera in due atti e un epilogo su libretto di Manlio Sgalambro, pubblicato lo scroso novembre) e semplice, e comunque sempre intenso, quello del compositore catanese. In Italia dal 6 marzo per una tournée fitta di tappe in lungo e in largo per l'intero Stivale, James Taylor approda a Milano al Teatro degli Arcimboldi venerdì prossimo 16 marzo (ore 21, ingresso 78,20-40,25 euro), anticipato sul medesimo palcoscenico proprio da Franco Battiato questa sera e domani (ore 21, ingresso 57,50-29,90) in uno show live intitolato significativamente «Up Patriots To Arms!», come da storico slogan battiatesco, a simboleggiare l'intenzione di regalare alla platea milanese in un concerto dichiaratamente celebrativo. Ecco, anche questa è senza dubbio un'affinità casuale che lega Taylor e Battiato, dal momento che anche il cantautore americano ha in progetto di regalare alla propria audience una scaletta rispettosa delle tappe fondamentali della propria carriera. Vivaddio, molte star della musica cosiddetta pop hanno finalmente capito che non serve fare spallucce di fronte alla propria storia, soprattutto nelle proprie esibizioni dal vivo e, pur non penalizzando le ultime creazioni, è logico e doveroso regalare al pubblico i capitoli sonori fondamentali del passato. In «Up Patriots To Arms!» Franco Battiato propone agli Arcimboldi un concerto che parte dai brani più lontani, e talvolta meno eseguiti, del proprio repertorio, senza negarsi al quel capitolo per lui esaltante degli anni Ottanta cominciato con «L'Era del Cinghiale Bianco», proseguito con dischi come «Patriots», «La voce del padrone» e «L'arca di Noè» e fitto di brani celebri come «Centro di gravità permanente», «Cuccurucucu», «La danza», «La stagione dell'Amore», «E ti vengo a cercare» e «Segnali di vita». Sul palco con l'artista siciliano Carlo Guaitoli (pianoforte), Angelo Privitera (tastiere) e il Nuovo Quartetto Italiano, composto dai violinisti Alessandro Simoncini e Luigi Mazza, dal violista Demetrio Comuzzi, dal violoncellista Luca Simoncini e infine da Davide Ferrario alla chitarra, Lorenzo Poli al basso e Giordano Colombo alla batteria. Una sola data milanese, invece, per James Taylor, icona del folk a stelle e strisce, abile tessitore di ballate melodiche che spesso hanno fatto la fortuna di molti altri artisti.

Vincitore di 5 Grammy Awards, una quarantina di dischi d'oro e platino (quando questi premi significavano qualcosa), cinquanta milioni di dischi venduti nel mondo a partire da quel lontano 1968 in cui incise per la prima volta su etichetta Apple (quella dei Beatles), infine dal 2000 presente nella Rock'n'Roll Hall of Fame, James Taylor porterà il proprio pubblico per mano, sul palcoscenico degli Arcimboldi, in una storia fatta di brani come «You've Got a Friend», «Fire and Rain», «Country Road», «Mexico», «Shed A Little Light», «Carolina On My Mind», «Sweet Baby James» e molte altre.

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