Bilancio, Sala chiama Draghi. "Senza 200 milioni è crisi"

Allarme su conti e cantieri: "Il governo ci dia i ristori. E le aziende alle tariffe attuali rinunciano ai lavori"

Bilancio, Sala chiama Draghi. "Senza 200 milioni è crisi"

Allarme (profondo) rosso sui conti del Comune. A lanciarlo è il sindaco Beppe Sala, preoccupato perché si avvicina la deadline del 31 maggio, quando le amministrazioni sono chiamate ad approvare il preventivo 2022, e non ci sono ristori del governo all'orizzonte. «Ci devono dare almeno 200 milioni o il Bilancio attualmente non riusciamo a chiuderlo - avverte -. Ne sto parlando con tutti, ho incontrato due volte il ministro Franco e ne ho parlato con il premier Mario Draghi proprio sabato. La questione la conoscono, il problema non riguarda solo noi ma per Milano è un filo più grave». Spiega che nella pubblica amministrazione «i costi sono quasi tutti fissi e il resto è variabile sui generis, non puoi tagliare i servizi in questo momento, sarebbe anche grave. I costi sono fissi ma i ricavi no, e in questo momento paghiamo difficoltà soprattutto perchè non abbiamo i dividendi a cui eravamo abituati, in particolare da Sea e dalla vendita dei biglietti Atm».

Qualche cifra? Nel 2019, anno pre Covid, il Comune incassò da Sea un dividendo pari a 85,4 milioni, zero nei due anni successivi. Le entrate da tariffe Atm valevano 437 milioni nel 2019, sono scesi a 177 nel 2020 e risaliti a 350 nel previsionale 2021. Le multe da 244 milioni sono passate a 146 milioni e a 190. Sala puntualizza «un paradosso», i Comuni «più virtuosi, più ricchi in condizioni normali, ora pagano più pegno, altri hanno meno ricavi e sono più facilmente bilanciabili. Non so come possiamo chiudere i conti quest'anno, non ci sono altre vie che l'intervento del governo. Nel 2020 e 2021 è stato molto significativo e ci ha permesso di chiudere in tranquillità. Ad oggi non parla ancora di interventi ma è chiaro che non può essere così. L'anno scorso avevamo 200 milioni di ristori già al momento del preventivo e poi ne sono arrivati più del doppio, oltre 450 milioni, ad oggi zero e non è possibile. In questo momento teniamo duro e non taglio una riga di costi e quindi di servizi, nella speranza che interverranno. Se non lo facessero un gran problema.

Senza un paio di centinaia di milioni dal governo non riusciamo. Restiamo appesi a una decisione da Roma». Nello specifico, Milano incassò nel 2020 un totale di 478 milioni di ristori (354 per l'esercizio delle funzioni fondamentali, 58 dal fondo minori entrate e 66 dal fondo trasporti pubblici) e nel 2021 circa 461 milioni (203 per la prima voce, 77 e 181). Trasferimenti che hanno sopperito alle minori entrate legate alla pandemia, dai 2,8 miliardi del 2019 Milano era passata a 2,2 nel 2020 e a 2,5 nel 2021. Il capogruppo FdI Riccardo Truppo chiede a Sala di «venire a riferire subito in aula. Non è possibile rappresentare uno stato di emergenza simile a poche settimane dalla discussione della delibera e a margine di un evento pubblico. Meno tagli di nastri e più responsabilità istituzionale».

Sala lancia un secondo allarme: «In questo momento stiamo lavorando molto per capire se sui cantieri (scuole, strade, ecc.) avremo problemi.

Aziende a cui abbiamo affidato i lavori ci prospettano la difficoltà a farli con le tariffe concordate. Il governo fino a prima della guerra aveva ipotizzato un adeguamento del 4% sulle tariffe per i lavori pubblici ma è evidente che oggi non basta, i costi sono esplosi».

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