Blitz al campo nomadi: presa la banda delle rapine

Sei malviventi bloccati in via Idro con un arsenale Una gang senza scrupoli con anche un minorenne

Erano colpi troppo violenti, botte ai commessi, spari esplosi in aria, perché potessero essere «semplici» rapinatori di negozi. Così dopo una decina di assalti, in questura hanno iniziato a sospettare che potesse trattarsi di qualche banda di giovani nomadi. C'era un po' l'imbarazzo della scelta, ma alla fine gli investigatori hanno puntato sul campo di via Idro e hanno visto giusto. L'altro giorno, dopo due colpi nel giro di un'ora, hanno teso una «rete» attorno all'insediamento, acchiappando sei zingari: tutti pregiudicati tra i 18 e i 25 anni, uno ancora minorenne. L'ennesimo episodio di violenza, fa rialzare il tono della polemica, con Riccardo De Corato che accusa di lassismo la giunta Pisapia, per l'impennata degli arrivi degli ultimi anni.

In effetti il «modus operandi» dei nomadi è spesso facilmente riconoscibile rispetto a quello dei loro «colleghi» stanziali. Gli italiani agiscono in non più di due o tre, sono armati di taglierino, massimo qualche arma giocattolo. E alla prima reazione è facile scappino, piuttosto che ingaggiare colluttazioni con le vittime. E nei giorni scorsi appare dunque questa nuova gang, tutti giovani, mai meno di quattro, armati di pistole e di un «canne mozze» e soprattutto violenti. Alla prima indecisione, o reazione, delle vittime, partono le botte e i colpi in aria sparati come nel Far West. Nomadi senz'altro dunque ma quali: quanto a balordi, tra via Chiesa Rossa e via Idro c'è solo da scegliere. Per tacer dei campi minori. Alla fine gli investigatori della questura, in collaborazione con il commissariato di Villa San Giovanni, nel cui territorio si trova il campo di via Idro, opta per quest'ultimi.

L'altro giorno suona l'allarme: in tre armati fino ai denti, fanno irruzione all'Eurospin di via Bagarotti e malmenano il cassiere che tarda a consegnare i soldi. Le vittime descrivono le armi: sempre le solite, un revolver, una semiautomatica e il fucile. Gli investigatori decidono di aspettarli al campo, dove sono infatti arrivati in sei, a bordo di un monovolume della Seat e vengono bloccati nonostante un vano tentativo di fuga. Scoprendo così altre due rapine. La prima quella dell'auto, la sera precedente. I nomadi avevano affiancato a Bollate il conducente, costringendolo a fermarsi. Dopo averlo riempito di botte l'hanno rapinato della vettura. La seconda compiuta un'ora prima a Pessano con Bornago ai danni di un negozio di animali. In tasca gli agenti trovano un revolver Ruger 357 magnum, una Beretta 22 e il famoso «canne mozze».

«Ormai la situazione sta diventando insostenibile - attacca De Corato -. Quando eravamo in maggioranza avevamo fatto scendere il numero di nomadi stanziati tra città a provincia da 8mila a 1.700. Ora solo a Milano saranno tra i 3.500 e i 4mila. E i campi sono diventati covi da dove far partire le loro spedizioni. E guai ad avvicinarsi troppo.

Appena poche settimane fa, alcuni africani si erano insediati in via Chiesa rossa. Gli zingari sono arrivati sparando in aria, hanno massacrato i «vicini» a sprangate e incendiato le baracche. Mi chiedo cosa sarebbe successo se qualcuno avesse fatto lo stesso ai rom».

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