Il Green pass supera l'esame dei ristoratori: "È giusto così"

Misura approvata, ma troppi dubbi sui controlli. "I clienti si sentono sicuri, adesso tavoli più vicini"

Il Green pass supera l'esame dei ristoratori: "È giusto così"

A ormai tre settimane dall'esordio dell'obbligatorietà del Green pass, seppur con la necessità di far la tara sul fatto che si è trattato del mese d'agosto, arrivano le prime sanzioni emesse dalle forze dell'ordine per chi entra in bar e ristoranti senza il certificato verde. E continua quindi il dibattito sulla responsabilità dei ristoratori nel controllo: secondo il decreto dello scorso 17 giugno l'incombenza, oltre a ricadere sulle attività come previsto dal comma 4 dell'articolo 13, aggiungerebbe anche la verifica di un documento di identità, procedura già in essere per la somministrazione degli alcolici, per verificare l'età dei clienti. «È bene che si faccia chiarezza», ha lanciato l'allarme il direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio Roberto Calugi. «Se qualcuno esibisce il Green pass di un'altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione. Perciò è necessario intervenire sul quadro sanzionatorio: si modifichi la norma o almeno si diffonda una circolare ministeriale». Infatti dalle dichiarazioni della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, «nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti». I controlli a campione, invece, vengono effettuati da agenti regolarmente dotati di un tablet in grado di scansionare i codici Qr e verificare la regolarità dei Green pass mostrati. La sanzione pecuniaria va da 400 a 1.000 euro, sia a carico dell'esercente che dell'utente. In atto anche un ricorso collettivo contro l'obbligo di Green pass per l'accesso a bar e ristoranti al chiuso attraverso il canale Telegram Didifendersi Ora.

«Introdurre il Green pass per i locali, sul modello francese, è un'opportunità. È l'unica maniera per convincere più persone a fare il vaccino e quindi per uscire fuori da questa pandemia» racconta lo chef Giancarlo Perbellini, 2 stelle Michelin con la sua Locanda Perbellini in via della Moscova. «Abbiamo solo avuto un paio di disdette negli ultimi giorni, ma fin da subito ci siamo premurati di avvisare coloro che avevano prenotato, contattandoli ad uno a uno e per il controllo all'accoglienza si è trattato solo di sbrigare un passaggio in più». Favorevole anche Andrea Berton, chef stellato del ristorante Berton alla Varesine: «Il Green pass potrebbe permettere la ripartenza anche delle attività legate agli eventi nei locali, dovrebbe essere una consuetudine e presto entrerà nella nostra routine quotidiana. Permettere l'ingresso solo a persone vaccinate, inoltre, potrebbe permettere di non tenere ulteriormente i tavoli distanziati». Per Carlotta Perilli ed Eugenio Boer del ristorante Boer in via Mercalli al 22 «bisogna affidarsi alla scienza e fare un passo indietro per garantire in primis la sicurezza dei clienti e di chi lavora al ristorante. Certo è che la sanità deve mettere a disposizione di tutti i vaccini, altrimenti diventa una limitazione ingiusta e la conseguenza per i ristoratori è sempre quella di lavorare con il freno tirato».

«Abbiamo solo dovuto aggiungere una procedura in più che risulta essere molto veloce con l'apposita app» racconta Marco Civitelli, tra i soci di Ceresio 7. «Abbiamo inoltre mantenuto anche tutte le precedenti procedure, chiedendo nominativi e numeri di telefono ai clienti.

Siamo favorevoli, perché crediamo che «anche loro si sentano più a loro agio con un tracciamento completo: li chiediamo anche a chi prenota nelle piscine e nei tavoli esterni, in modo da essere totalmente sicuri. Possiamo dire che le prenotazioni, forse anche per la nostra scrupolosità, sono aumentate e i volumi sono superiori a quelli degli scorsi anni».

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