Ladro, laureato - a suo dire - alla Bocconi, clandestino espulso ma tornato a Milano. Chissà quale altro risvolto nasconde la storia dell'albanese di 26 anni arrestato dalla polizia. Quello che è certo è che a casa sua è stata trovata una refurtiva ricca e prestigiosa.
C'erano infatti anche oggetti sacri, provenienti da un furto in una chiesa di Bergamo, denaro in valuta estera, orologi di marca, quadri antichi e d'autore, argenteria (tra cui un calice cesellato), gioielli in oro e pietre preziose in una casa e in un box del giovane. È dopo la perquisizione che gli agenti del Commissariato Greco-Turro lo hanno arrestato per ricettazione e perché rientrato illegalmente in Italia dopo un provvedimento di espulsione del 2016. La refurtiva era nella sua abitazione in viale Sarca e in un box in viale Sondrio dove teneva il bottino di furti denunciati il 28 luglio, il 26 e 31 agosto in due appartamenti di viale Fulvio Testi e appunto in una chiesa in provincia di Bergamo. I proprietari degli oggetti trafugati sono stati invitati dalla polizia a identificarli e ritirarli. L'albanese, nonostante fosse irregolare nel nostro Paese, come hanno ricostruito gli agenti, era ben inserito nella vita cittadina. Frequentava palestre, circoli, locali alla moda e anche università. Raccontava di aver conseguito una laurea in Economia politica e un master di specializzazione alla Bocconi.
«La storia del rapinatore albanese, un clandestino arrestato per la prima volta nel 2016 e arrestato nuovamente, che in questi due anni era rimasto a Milano, frequentando l'università, iscrivendosi regolarmente in palestre e circoli, facendo dunque una vita alla luce del sole, lascia sbalorditi - attacca il deputato leghista Paolo Grimoldi -. Alla faccia della sicurezza, ma se questo clandestino al posto di essere un ladro fosse stato un terrorista?».RC
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