Una serata, quella nel nome di Sant'Ambrogio, « espressione del fatto che anche questa è vita. È sbagliato non fare nulla in attesa che la pandemia finirà. Viviamo con prudenza, ma viviamo». Così il sindaco Beppe Sala, arrivando al Teatro alla Scala per assistere alla Prima del Macbeth di Verdi diretto da Riccardo Chailly per la regia di Davide Livermore. «Stasera va in scena un'opera straordinaria». Il sipario, che si è alzato ieri sera alle 18 sul teatro affollatissimo, ha un significato speciale. È una Prima che vale doppio, non solo per il fatto che lo scorso anno il Piermarini ha messo in scena uno spettacolo A riveder le stelle... a teatro vuoto, ma anche perchè trasmette in mondovisione, grazie alla diretta della Rai, un segnale forte di ripartenza. «L'anno scorso il teatro era vuoto - ricorda il virologo Roberto Burioni quest'anno, nonostante ci sia un virus molto più pericoloso, siamo tutti qui. Vaccini, mascherine e possiamo riprenderci la vita».
A suggellare l'importanza straordinaria dell'evento la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per l'ultima volta (forse) presente sul Palco Reale in un «trionfo» di rose e orchidee arancioni. Accolto da un applauso durato oltre cinque minuti, e dalla richiesta di un «bis» del mandato, in scadenza il 3 febbraio, si emoziona. Accanto a lui la figlia Laura, la presidente della Camera Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro della Cultura Dario Franceschini, il sindaco, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il prefetto Renato Saccone. In sala anche la senatrice a vita Liliana Segre, che è assidua delle Prime della Scala. Presenti anche il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi e l'ex premier e senatore Mario Monti. «Ho fatto il conto che da quando sono diventato sindaco Mattarella, che avevo conosciuto all'Expo, è venuto a Milano più di 20 volte, credo che sia un record che dimostra l'affezione del presidente verso la città».
«Si cominciano a riassaporare le gioie di un po' di mesi fa, adesso speriamo che i numeri vadano bene» commenta soddisfatto Fontana: «Quella di stasera è una ripartenza in sicurezza grazie alla vaccinazione e grazie al numero di vaccinati della Lombardia, tale da averci dato questa maggior serenità...».
Unanime per il mondo della cultura il segnale che si libra dal palco: «L'Italia è il paese con il maggior numero di vaccinati, abbiamo fatto tutti dei sacrifici - spiega James Bradburne, direttore generale della Pinacoteca di Brera - credo che ora possiamo goderci questo spettacolo che per il Paese è un simbolo di speranza, di cultura e di crescita». Il fatto che sia un teatro, seppur il più importante al mondo, a lanciare questo messaggio? «Il teatro è il sangue forte di questa cultura». «Oggi si ricomincia dalla cultura come nel Dopoguerra» ricorda Emilio Isgrò, artista e scrittore. «La Scala sta dando un segnale forte in questo senso. Ed è giusto che l'Italia riparta dai suoi teatri perchè il paese muore senza cultura. E la cultura ha la funzione di suscitare le energie sepolte dal virus».
«Non abbiamo mia avuto i dubbi che il paese si sarebbe ripreso - commenta Massimiliano Finazzer Flory, drammaturgo e regista, già assessore milanese alla Cultura - ma serviva pazienza, la virtù che manca di più all'Occidente».
Per Andrèe Ruth Shammah «oggi il teatro lancia il suo messaggio: bisogna veramente che la gente non senta più parlare di Covid. I teatri a Milano sono pieni, i cinema no? Il cinema è stato sostituito durante la pandemia, ma l'emozione di una serata a teatro non può esserlo in nessun modo». Si dice «molto felice» Giorgio Armani, socio fondatore sostenitore del Piermarini: «La Scala è parte nostra, fa parte di Milano e di tutti i cittadini, quindi la riapertura di questo bellissimo teatro è una cosa che ci riempie di gioia. Anche che la cultura possa partire in sicurezza. Questa serata è un invito a riprendere le redini di un certo modo di pensare, di essere, sia psicologico che concreto». «É una Prima che vale doppio» per Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset.
«Emozionato» di essere nel teatro dove nel 1952 debuttò, il cantante Placido Domingo, guarito dal Covid, «malattia tremenda». «La Prima mi ha sempre emozionato, ma oggi lo sono in modo particolare». Si riaccendono le luci, si abbassa il sipario. È un trionfo: 13 minuti di applausi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.