Il «milanese» Buffalo Bill domò i cavalli al Castello

Alla fine dell'Ottocento William Cody si esibì in un tour italiano Nel 1906 tornò per visitare Expo e in città nacque la Buffalomania

Elena Fontanella

Nasceva in una piccola fattoria dell'Iowa il 26 febbraio del 1846 e sarebbe diventato famoso nel mondo con il soprannome di Buffalo Bill. Nella realtà si chiamava William Frederick Cody: corriere a cavallo del servizio postale Pony Express dal Missouri alla California, colonnello dell'esercito nordista, Medaglia d'Onore del Congresso e guida civile della Pacific Railroad. Si narra che in questo periodo (1872) Cody abbia ucciso oltre 4mila bisonti per rifornire di carne gli operai della ferrovia, vincendo la gara di caccia che gli frutterà quell'ambito titolo di «ragazzo dei bufali» che lo renderà leggenda.

Ebbene, questo selvaggio protagonista del Far e profondo West passò a Milano in ben due occasioni. Uomo camaleontico, impresario di se stesso, artista, guerriero e cacciatore, Cody seppe creare intorno alla sua vita un alone di avventura, impregnato di quell'aroma del West fatto di sudore, cuoio, whisky e polvere da sparo. La sua è la vita degli uomini duri, che dormono con un occhio aperto sul buio della notte sfregiata dal grido dei coyote e inseguono gli antichi bufali delle praterie per conquistarne la forza, che uccidono i nativi americani per difendere la «civiltà» di una nuova patria si vantava di possedere lo scalpo di un guerriero Cheyenne ucciso per vendicare la morte generale Custer a Little Big Horn - ma al tempo stesso ne sono affascinati. Saranno i racconti delle sue imprese impossibili a conquistare lo scrittore Ned Buntline che cacciava «storie del West» da offrire a puntate ai lettori della carta stampata di fine Ottocento.

Ned realizzò nel 1873 una versione teatrale che lo stesso Buffalo Bill - rappresentando se stesso - portò in scena con incredibile successo per undici stagioni consecutive. Nel 1883 Cody si trasforma in impresario realizzando uno spettacolo itinerante collegato al Circo Barnum in cui portava nell'arena le più popolari rappresentazioni western, tra cui l'indimenticabile ricostruzione della celebre battaglia di Little Big Horn, ormai vero pezzo forte della suo personaggio. Era nato il «Buffalo Bill Wild West Show», lo spettacolo di acrobazia ippica più longevo (oltre vent'anni di repliche) ed emozionante dell'epoca. Contava sulla presenza di nomi celebri. Fiori all'occhiello della compagnia per alcuni periodi come il leggendario capo Sioux Sitting Bull, la donna con Winchester in pugno Calamity Jane e lo sciamanico Alce Nero.

Lo spettacolo approdò in Europa con Buffalo ormai sessantenne. Era un'esile ombra dei primi successi americani, tuttavia la tournée - grazie all'abilità di veri cowboy e all'esotico impatto sul pubblico dei nativi americani - riuscì a far respirare l'aria del Far West anche in Europa. La compagnia di Cody toccò anche alcune città italiane, mandando in visibilio un pubblico incuriosito. Fu a Roma nel marzo 1890 - dove perse la sfida nella doma dei puledri contro i butteri dell'Agro Pontino - poi a Firenze e, nel 1891, si esibì nella piazza d'armi del Castello Sforzesco a Milano dove tornò nel 1906 in occasione dell'Esposizione del Sempione. I pellerossa che fumavano il sigaro all'ombra dei platani dell'Arena napoleonica di Milano, immortalati nelle riviste dell'epoca, cullavano i sogni dei bambini scatenando in città quella che fu chiamata Buffalomania.

Le cavalcate finali del rodeo ricoprivano di polvere le crinoline delle tate a passeggio al Sempione e le tube dei borghesi accorsi a vedere con i propri occhi il cacciatore di bisonti e gli indigeni d'America quasi fossero emersi con un incantesimo da un libro di avventure. L'America portava con sé nuovi personaggi, destinati a diventare indelebili nell'immaginario collettivo e vere icone contro ogni sfida del tempo.

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