«Milano e Roma sono uguali e ve lo dimostro sul palco» l'intervista

«Milano e Roma sono uguali e ve lo dimostro sul palco» l'intervista

Enrico Brignano, «core de Roma» ma perfettamente esportabile. A giudicare da come i teatri si riempiono al suo passaggio, l'attore e comico romano non fa certo della sua romanità una riserva indiana, anzi. Nel suo ultimo spettacolo dal titolo «Tutto suo padre... e un po' sua madre!» - rivisitazione dello show campione di incassi della scorsa stagione (400mila spettatori tra teatri e piazze) «Tutto su mio padre» - Brignano racconta di sé stesso, della propria famiglia e dei propri ricordi, per poi spostare lo sguardo ironico, satirico e irriverente sul nostro Paese e sulla società. Come a dire: beccatevi 'sto paradigma umano italiano che son io, e se rido di me posso anche ridere di voi. In questo caso i milanesi, che al Teatro degli Arcimboldi da oggi al 28 gennaio (ore 21, ingresso 60-40 euro, info 02.64.11.42.200) potranno applaudire questo romano («laziale») per il quale ha già dato modo di stravedere. «Suvvia - spiega lui - Non sono il primo romano a conquistare Milano, e non sarò certo l'ultimo. Questa città ha dato la rotta alla comicità nei decenni, qui è nato un ramo storico del cabaret, qui l'accoglienza è una regola. E poi, se la si vuole buttare in battuta, dico che Milano è meno milanese di quanto si possa immaginare. É una metropoli, e come tutte le metropoli si regge sulla commistione di genti e sui tassisti... sudisti. E poi, diciamo anche che tutte queste differenze tra Milano e Roma sono superficiali. I ladri? Prima si diceva fossero solo a Roma, ora i giornali ci dicono che ce ne sono parecchi anche qui a Milano. Lo stress? Venite sul raccordo anulare e poi diteci se non è parente, più incasinato ancora, della vostra tangenziale». Enrico Brignano, passato per la scuola di Gigi Proietti, è della pura razza da one man show: affabulatore infallibile e pittore «impressionista» di situazioni quotidiane e fantasiose a un tempo. «In questo spettacolo la mia dedica principale va a mio padre mancato da poco tempo, ma poi mi allargo a considerare tutto il mondo in cui sono cres ciuto: parlo dell'infanzia, del primo amore, e così la gente si riconosce in me. Io sono l'italiano normale, cui la mamma non mancava di dire: mettiti la maglia di lana quando esci». Un italiano normale, rivela Brignano dal palcoscenico, per il quale i genitori all'inizio avrebbero voluto una vita tranquilla da impiegato: «Il rischio non era contemplato a casa - spiega il comico - Poi quando io e loro abbiamo capito che avrei potuto vivere facendo questo mestiere...». É cambiato tutto. In «Tutto su padre... e un po' sua madre!» Brignano racconta anche dei tic sociali moderni come, parole sue, «la condanna a essere fichi. C'è questa paura di apparire deboli e inadeguati. Intendiamoci, c'è sempre stata: mio padre mi diceva di farmi valere. Oggi però tutti vogliono essere fichi, al passo coi tempi.

Poi finisce che, con la carenza di miti ed eroi positivi, si finisce per elevare al rango di fico uno come Fabrizio Corona. La ficheria è effimera, finisce con le mode: i tatuati di oggi saranno i vecchietti ridicolmente tatuati di domani».


Enrico Brignano

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