«Il mio “Alphabet”? Cerchi concentrici sul pentagramma»

«Il mio “Alphabet”? Cerchi concentrici sul pentagramma»

Ieri, per il lancio del suo ultimo cd, «Alphabet», c'era la Milano che conta: lì, nella sala delle otto Colonne di Palazzo Reale, per un evento voluto dal Comune di Milano e la casa discografica Decca. Tutti stretti attorno a Roberto Cacciapaglia, pianista e compositore milanese, di genere classico ma anche capace di andare oltre la classica, ha collaborato Battiato, Alice e la Nannini, per dire, e firmato colonne sonore di celebri spot (Barilla, Illy, Fineco). Tratto distintivo delle sue opere: il fatto di essere incantatorie, oniriche. Un aspetto che piace se «Alphabet», in meno di una settimana, è già balzato in testa alla classifiche iTunes dei brani di classica più ascoltati. Con questa creazione, Cacciapaglia torna al primo amore, alla musica elettronica grazie alla quale «in “Alphabet” rendo visibili i suoni nascosti, come se visualizzassi i cerchi che si allargano quando lanciamo un sasso in acqua», spiega.
Ha registrato questo cd in Conservatorio, perché?
«È una meravigliosa cassa armonica che ha contenuto la storia della musica, da lì sono passati Berio, Stockhausen, interpreti come Abbado, in una parola: tutti. È il nostro Musikverein»
Ha dichiarato che il compito di un musicista è quello di trasformare i suoni in energia. Cambia l'energia a seconda delle epoche storiche?
«Se la musica viene concepita per un fine sociale, per l'intrattenimento di eventi per esempio, acquista la forma del tempo. Più si veste la musica e più questa si lega al tempo. La musica pura, svincolata dal sociale, e legata alla dimensione interna del compositore non ha tempo».
Cosa fa Milano per voi compositori?
«A Milano c'è una vita fervente, ci sono tante istituzioni. E soprattutto, in mezzo a questo disastro sociale, o forse proprio per questo, avverto nella nostra città il desiderio di avere un rapporto più nutriente con la musica».
Da cosa lo si capisce?
«Per esempio, dalle ottomila persone che hanno reso omaggio ad Abbado».
Ritiene che ci siano città italiane particolarmente congeniali ai compositori?
«Oggi i luoghi di incontro sono nel web. Fari come Parigi o New York sono stati sostituiti dalla rete».


Quanto è difficile per un compositore raggiungere il mercato? Quali sono le strategie?
«Io lavoro alla maniera pop, non aspetto commissioni da istituzioni, preparo progetti e poi li propongo a chi penso possa essere interessato».

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