Se tutto dovesse andar bene - e trattandosi del progetto Grande Brera il condizionale è quantomai d'obbligo - a giugno vedremo le cazzuole all'opera a Palazzo Citterio, l'edificio settecentesco sui cui si spalmerà la Pinacoteca. La notizia, già preannunciata nelle scorse settimane, viene sottolineata e suggellata da una mostra che da oggi alla Triennale esibisce i 13 progetti di altrettante ditte italiane partecipanti al concorso per la ristrutturazione dello storico Palazzo attiguo alla Pinacoteca. A cominciare, ovviamente, dalla ditta vincitrice dell'appalto, la milanese Reaserch Consorzio Stabile (progetto di Amerigo Restucci), premiata per un ribasso del 38 per cento su un totale di 13 milioni e mezzo. Battuto in volata il progetto di Michele De Lucchi eseguito per la ditta Carron che ha offerto un ribasso del 21,9 per cento. Fin qui i numeri. Nei fatti potremo ammirare nella sale di viale Alemagna i rendering di tutti i progetti, con un occhio particolare a chi resitituirà alla città l'ex residenza nobiliare inagibile da 40 anni e fino ad oggi visibile solo per eventi particolari.
Oltre alle proposte in gara, la rassegna ripercorre la vicenda ultraquarantennale del Palazzo, dal suo acquisto e lungo tutte le vicende che lo hanno riguardato. Dopodichè la mostra finirà nella capitale, per la precisione al Maxxi dal 6 al 30 marzo 2014. La mostra, presentata dalla sovrintendente Caterina Bon Valsassina, sottolinea un traguardo non da poco visto che il restauro di Palazzo Citterio finora è l'unico passo concreto per un progetto Grande Brera che si attende da trent'anni e per il quale, non bisogna dimenticarlo, mancano ancora all'appello un centinaio di milioni.
Va anche ricordato come l'edificio - che nel progetto di Restucci prevede anche la parziale copertura del cortile interno - sarà di fatto destinato alla esposizione permanente delle opere da fine Ottocento al contemporaneo, facenti parte di diverse collezioni nel tempo donate alla Pinacoteca di Brera. Qui finirà, per intenderci, il famoso dipinto divisionista «La Fiumana» di Pellizza da Volpedo e poi l'intera collezione Jesi, con le opere di Boccioni, Modigliani Severini, Carrà Sironi, Morandi, De Pisisi, Scipione, Mafai, Marino Marini, Artuto Martini.
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