Il Piccolo ricomincia da Ronconi

Il Piccolo ricomincia da Ronconi

La stagione 2013-'14 del Piccolo di Milano appare eclettica e, a suo modo, ambiguamente consolatoria. Appare infatti attestata su famosi nomi della regia europea in una trasferta che sa di viaggio-premio dopo molte esclusioni (è il caso del Ritorno a casa di Pinter, prodotto dalla casa madre, ma con regia guarda caso di Peter Stein) corredata da un secondo invito a Gabriele Lavia. Per fortuna stavolta presente per il secondo anno consecutivo, da quando dirige il Teatro di Roma, con la coraggiosa individuazione di un testo da decenni assente dai nostri cartelloni come I pilastri della società di Ibsen. E confortata, dulcis in fundo, con una celebrazione di Ariane Mnouchkine da anni assente dall'arena ronconiana che, tra dodici mesi o poco più, presenterà la sua Ronde de nuit. Stavolta realizzata in tandem dal Theatre du Soleil insieme all'afgano Teatro Aftaab di Kabul. Per quanto riguarda infine il direttore artistico, Ronconi posticipa di un anno il già chiacchieratissimo editing del Petrolio di Pasolini di cui annuncia, per il momento, un laboratorio propedeutico. In compenso Ronconi annuncia a sorpresa non l'ennesimo Spregelburd ma la Celestina di Rojas nella riduzione di Garneau col solito clan di attori a lui cari dal Piccolo scritturati a vita, in primis Maria Paiato. La quale, esclusa dalla Pornografia di Gombrowicz, seconda e ultima regia del maestro, fa il tris di presenze con una versione per attrice solista della Medea di Seneca stavolta agli ordini di Pier Paolo Sepe. Il resto, naturalmente, non è silenzio, intendiamoci: una stagione di 60 spettacoli con quattro nuove produzioni. Prevale un elenco di quelle conferme su nomi noti che imperano da anni su palchi di casa nostra. Senza che emerga da tutta Europa il nome di un nuovo outsider. Dato che, sia pur debuttante al Piccolo, non si può certo considerare new entry Emma Dante con Le sorelle Macaluso il 6 maggio 2014 al Grassi o la rivisitazione in chiave demoniaca del mito del Bardo proposta da un'artista come Laura Curino. Anche se è da salutare con gioia il ritorno alla casa madre di un autore di rara sensibilità come Enzo Moscati con la bellissima Toledo suite e la rentree di Manuela Mandracchia nelle vesti di Hedda Gabler con la regia di Calenda. Ma quello che manca è il jolly ovvero l'inedito tra tante conferme doverose.

Che, come ha sottolineato Chiara Cappellini, assessore alle Culture, identita' e autonomie della Regione Lombardia, potrà superare disinteressi e crisi del presente che stiamo vivendo a condizione di non equiparare i teatri stabili pubblici alle pubbliche amministrazioni. Eliminando, come ha detto, «un grave errore del precedente Esecutivo nazionale che bisogna risolvere quanto prima».

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