La prefettura alza l'allerta: tv e giornali nel mirino

Da ieri anche le sedi cittadine dei giornali e televisioni entrano nell'elenco dei bersagli del terrorismo islamico, insieme a quelli tradizionali come chiese o metropolitana. È il primo provvedimento preso dalla Prefettura dopo il sanguinoso assalto di Parigi, 12 morti nella sede di un periodico satirico. Per il resto verranno ulteriormente innalzate le misure di sicurezza, già elevate per altro dopo l'inizio dei bombardamenti sulle forze dell'Isis in Medio Oriente. Decisioni che verranno prese oggi, nel corso della riunione del Comitato provinciale sull'ordine pubblico.

La strage a Parigi ha dunque aperto un nuovo fronte nella guerra al terrorismo, mettendo in prima linea anche gli organi d'informazione, di cui Milano è la capitale. Dunque già nel primo pomeriggio di ieri è stata aumentata la vigilanza presso le redazioni di giornali, periodici e televisioni, diventati ora possibili obbiettivi di terroristi islamici. Altre decisioni verranno invece prese questa mattina nel corso della settimanale riunione di Comitato per l'ordine e la sicurezza, a cui siedono Prefetto, dirigenti delle diverse forze di polizia e amministratori locali. Misure di prevenzione che aumentano, o diminuiscono, in base all'evolversi delle diverse crisi internazionali. Così, dopo un periodo di relativa calma, il «termometro» era preso a salire nei mesi scorsi, con l'avanzata delle truppe del Califfato ai confini tra Siria e Iraq. Nelle scorse settimane dunque sono aumentati i controlli attorno obiettivi sensibili come il Duomo e altri edifici di culto, il sistema dei trasporti, metrò in primis, sedi diplomatiche e commerciali di alcuni Paesi, come Stati Uniti e Israele, ma anche caserme e comandi di polizia. Nel 2006 i carabinieri del Ros della Lombardia bloccarono sette tra marocchini e tunisini, prima potessero mettere in atto assalti al metrò milanese e alla basilica di San Petronio a Bologna.

Milano non ha dimenticato l'azione di Mohammed Game, immigrato libico di 35 anni, che insieme ad altri due complici preparò una miscela esplosiva a base di fertilizzanti con cui il 12 ottobre 2009, andò all'assalto della caserma Perrucchetti.

Fermato all'ingresso dai soldati di guardia, tentò di farsi saltare in aria, riuscendo però a innescare solo il detonatore. Un'impresa disperata, finita male per il libico che perse entrambe le mani, gli occhi e parzialmente l'udito e venne poi condannato a 14 anni di carcere.

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