Il “Patto territoriale” previsto dal Municipio 6 di Milano si occupa di segregazione scolastica. Il presidente del Pd Santo Minniti ha fortemente voluto una delibera incentrata sulla gestione delle iscrizioni agli istituti delle primarie e secondarie di primo grado, la quale prevede premialità per le scuole più svantaggiate che aderiscono al progetto, individuate nell'attribuzione di fondi del diritto allo studio. In parole povere, questo significa più soldi alle scuole che prendono bambini immigrati. Il Partito democratico, quindi, ha deciso di garantire contributi agli istituti scolastici che aumenteranno la multiculturalità alle elementari e alle medie.
Un provvedimento che, come ha ricordato ilGiornale in edicola, ha fatto insorgere i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia. “Siamo al paradosso – afferma Riccardo De Corato, esponente di Fdi e assessore regionale alla Sicurezza – prima realizzano quartieri ghetto e poi si lamentano del fatto che molte famiglie decidono di non andare nelle scuole del proprio bacino”. Sono molti i genitori che, nel momento dell’iscrizione a scuola, decidono di mandare i propri figli beli istituti migliori, quelli meno problematici. In questo modo si crea la cosiddetta segregazione scolastica, contro la quale il Municipio 6 ha varato la delibera di giunta e il “Patto territoriale”.
L'obiettivo è di “favorire, tra le diverse autonomie scolastiche, un maggiore equilibrio nella loro composizione socio-economico-culturale, al fine di garantire – si legge nel documento – le pari opportunità educative a tutti i minori nel rispetto del principio di equi-eterogeneità nella formazione delle classi”. In questo modo vengono distribuite in maniera equa anche le quote di alunni di origine straniera.
“La chiamano segregazione scolastica – continua De Corato – e scrivono che è la conseguenza di una fuga degli italiani verso le scuole private e quelle a forte dominanza di italiani, che ha come esito la netta separazione tra gli alunni di classe sociale elevata e quelli stranieri o quelli svantaggiati socialmente. Nessun cenno ai veri problemi di molte scuole a concentrazione straniera, ovvero la lentezza dei programmi, visto che molti alunni non sanno l'italiano”.
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