Pronti-via, e la sinistra toglie il crocifisso dall'aula.
A un mese dal voto non c'è stato il tempo, la possibilità, o la capacità, di mettere a fuoco un qualche provvedimento, ma l'amministrazione del Municipio 8 ha avuto tempo e voglia di rimuovere il simbolo della religione cristiana, la confessione che - con lo Stato italiano - ha firmato un concordato.
È Enrico Turato (foto) capogruppo Fdi, già candidato presidente del centrodestra, a sollevare la questione: «In Municipio 8 - dice - vale la regola aurea per la sinistra: sotto l'ideologia, nulla. Siamo al secondo consiglio e ancora dobbiamo parlare di qualcosa di concreto. Nel frattempo, fra convocazioni sbagliate e proposte lunari di intitolazioni parchi, la presidente Pelucchi, saltando completamente il Consiglio, ha trovato il tempo di rimuovere il crocifisso in nome di un laicismo giacobino che gronda ipocrisia». «Infatti - spiega - dopo cinque anni da vicepresidente, in cui quel simbolo non le ha dato il minimo fastidio, adesso la presidenza decide di considerarlo il nemico numero uno da abbattere. Il Pd si conferma il partito della provocazione come stile politico, ma l'unica cosa che riesca a provocare in questo momento è profonda tristezza per come amministra la cosa pubblica». «Ci è stato riferito - commenta anche Beatrice Mardegan, di Fdi - che rimuoverlo è stata una scelta della presidente di Municipio per sua stessa ammissione, in nome della laicità dell'aula. Mi aspetto che entro il prossimo Consiglio il crocifisso ritorni al suo posto e che in seguito si discuta in Aula se la sua presenza sia fonte di disagio ai più e solo in quel caso procedere alla rimozione».
Intanto, nel Municipio 7, il centrodestra ha dovuto dare battaglia fino a notte per ottenere la presidenza di una commissione di garanzia (Controllo, trasparenza e comunità non stanziali).
«Facendo una dura opposizione - racconta il capogruppo della Lega Francesco Giani - siamo riusciti a ottenere una commissione di controllo. Speriamo che da ora si possa lavorare per il bene dei cittadini in un clima più disteso e con maggiore rispetto della minoranza in aula».
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